mercoledì 30 giugno 2010

Minuzie

“«Non è importante, non è interessante».
Ma io, con grande pazienza, le ho insegnato che non c’è niente di importante quanto queste nostre piccole cose, queste minuzie.”

(David Grossman, Qualcuno con cui correre)

lunedì 28 giugno 2010

Alle donne..

“[...] un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell'umanità.

Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.

Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.

Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.

Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del «mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.

Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.

Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.”

(Giovanni Paolo II, Lettera alle donne)

sabato 26 giugno 2010

Oggi sposi

“Questo è il paradosso dell’amore fra l’uomo e la donna: due infiniti si incontrano con due limiti; due bisogni infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo nell’orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa e non si rassegnano, ma camminano insieme verso una pienezza della quale l’altro è segno.”
(R. M. Rilke)

mercoledì 23 giugno 2010

“Sempre tu, al cento per cento”

“«Sai a cosa pensavo mentre cantavi?» disse Shelly con tenerezza. «Che a te tutto viene da dentro, dal profondo. No, davvero... E’ da un po’ che ti tengo d’occhio e me ne sono accorta. Tutto quello che dici o fai, persino quando guardi qualcuno e parli, o non parli, sei sempre tu, al cento per cento. [...]»”

(David Grossman, Qualcuno con cui correre)

sabato 19 giugno 2010

Arte e mistero

“Quanti insuperati misteri riporta a noi la scultura grecoromana. Chi non conosce, già dai libri delle Medie, il Galata Morente dei Musei Capitolini di Roma? Rappresenta un guerriero celtico - individuabile dal torques intorno al collo e dai baffi spioventi - il quale, nudo e ferito a morte, si accascia sul suo scudo nell’ultima posa prima della morte, mentre le palpebre si abbassano sul suo sguardo. Era una scultura che veniva dall’Asia ellenizzata, si dice; così famosa nell’antichità, che - dopo il 52 a. C. - Caio Giulio Cesare la volle per sé, come emblema di conquista della Gallia.
[...] Ogni violenza e pietà, ogni negazione e condivisione dell’alienità, ogni soppressione e celebrazione della cultura dell’estraneo sono in essa, rappresentate con suprema arte, in quell’ineguagliabile punto di conciliazione degli opposti che società arcaiche, nella loro inquieta ricerca intorno all’uomo, perseguivano seguendo vie misteriosissime. Dà l’arte di oggi - ogni arte - suggestioni di universalità paragonabili all’arte classica? Molto meno, di certo. Bisogna attingere ai vecchi maestri. Non trascurarli, almeno. Partire da loro. Dai messaggi di cui hanno disseminato la storia della nostra civiltà: le cui magie, ancora in parte non rivelate, l’accompagneranno fino alla sua fine.”

(Giovanni D’Alessandro)


sabato 12 giugno 2010

Fine scuola

A te.. che con i tuoi disegni e le tue scritte potrei tappezzare tutta la mia stanza.
A te.. che la prima ora del lunedì devi fare ai compagni il resoconto di tutto il weekend.
A te.. che la prima ora del lunedì dormi per riprenderti dal weekend.
A te.. che la prima ora del lunedì devi aggiornarmi sulla Samp.
A te.. che prima di tirare fuori il quaderno devono passare almeno 20 minuti dall’inizio della lezione.
A te.. che la penna la usi per tutto tranne che per scrivere sul quaderno.
A te.. che hai lasciato il ‘segno’ sul libro della prof convinto fosse quello di un compagno.
A te.. che ‘prof, oggi non ho i compiti perché non ho fatto in tempo a copiarli’.
A te.. che appena c’è un banco libero cambi posto.
A te.. che ‘la costanza non è il mio forte’.
A te.. che - più costante di così! - hai battuto il record di verifiche di fila con lo stesso identico voto (a saperlo le ultime avrei potuto fare a meno di correggerle.. ;-) ..).
A te.. che se ti viene in mente una canzone non puoi fare a meno di cantarla o fischiettarla qualunque cosa si stia facendo in quel momento in classe.
A te.. che cinque minuti dopo aver consegnato una verifica cominci a chiedere ‘prof, le ha corrette?’.
A te.. che ‘stressi’ in continuazione per venire alla lavagna.
A te.. talmente silenzioso che quasi non ti si nota in classe.
A te.. di cui porterò per sempre il ricordo inciso sul righello ;-).
A te.. che ogni tanto sento gridare per strada ‘prooooooof!’.
A te.. che non sei stato mio alunno, ma è come se lo fossi.
A te.. che non so dove e come trovi il tempo di fare tutto quello che fai oltre la scuola.
A te.. che con un semplice gesto mi hai riempito il cuore.
A te.. quasi irriconoscibile ora se ripenso al primo giorno di scuola.
A te.. di cui ho avuto il piacere di leggere articoli e poesie.
A te.. che con le tue domande (non lo sai, ma) qualche volta mi hai messo in crisi.
A te.. che con le tue ‘critiche’ mi hai aiutato ad essere migliore.
A te.. dal quale è più forse quello che ho imparato che quello che ho insegnato.
A te..

A voi tutti..
che mi avete sopportato e supportato in questo anno scolastico..

Grazie di cuore!!

Perché crescono gli alunni..
ma crescono anche i professori..
Grazie!
Buona estate!

venerdì 11 giugno 2010

Pensieri di un adolescente

“Fumo. Ah, dimmi che sbaglio mondo, forse ne ho bisogno… ma mi piace giocare con quei piccoli fili di poesia, che sembrano congiungere il mio corpo con il resto del mondo, sembrano darmi un piccolo, insignificante momento di zen, di pace coi sensi. Momento che finisce in pochi secondi, come tutte le più belle cose. Ma mi fa male, la voce è sempre più rauca, non voglio diventare il Liga dei poveri. Ok, deciso, smetterò. Come smetterò di prendere 5 in mate, la prossima verifica sarà diversa. Com’è facile iniziare, com’ è difficile finire… Anche Chester dei Linkin Park (Dio, se li amo, ti danno una carica…) prometteva: “I given up!”; chissà se poi sarà riuscito nel suo intento…
Chissà… sbaglio quotidianamente il congiuntivo e metto ogni due per tre i famosi “periodi ipotetici” che ci insegnano a scuola; penso ce ne sia bisogno in questo mondo pieno di false certezze. Un mondo in cui sei qualcuno se imiti lo stile del boss di turno, in cui tutto diventa più bello se Knut mangia la sua pappa o se Carla Bruni (come dice anche Cristicchi) appare sui nostri schermi.
Datemi qualcosa per vivere, datemi qualcosa in cui credere veramente. Senza sbattermi in faccia esempi o frasi vuote, di quelle ne ho fin troppe e se per caso io voglia trovarne altre mi faccio un giro su Google e ne trovo di altre, perfette anche per spacciarle come mie.
Mi sveglio ogni mattina, sfido lo specchio come sempre, tanto vince lui, ricordandomi che non sono neanche lontanamente il più bello del reame, mi lavo i denti, non sono capace di usare il filo interdentale, le gengive diventano paonazze. Sangue. Mi devo rilavare i denti.
Non voglio fare colazione, ho mangiato troppo ieri, tra Mc e la cena coi nonni; niente da fare, mi devo sorbire la mia aranciata e il mio toast, mettermi le lenti a contatto (naturalmente sbagliando e mettendo ciascuna nell’occhio sbagliato) e uscire e prepararmi alla battaglia interurbana sul bus. So già cosa troverò: facce scure su libri che sembrano rimproverare i loro possessori di non averli sfogliati ore o addirittura giorni prima, nei casi più disperati si può parlare anche di mesi. Sì, troverò anche molte ascelle…è bello essere alti a volte. So di sicuro quello che non troverò: un posto per sedermi.
Finalmente esco davanti alla scuola. Dalla padella alla brace?
Passa il tempo, lento, veloce, giocoso, noioso, strano. E rieccomi davanti al computer a farmi gli affari degli altri su Face. Ma perché lo faccio? Sinceramente, oltre a parlare con gli amici, cosa faccio?
Basta. Vado a dormire. Prego lassù tra le tante cose che il mio sonno sia pieno di sogni. Perché almeno possa sognare ad occhi chiusi.
Non è vero che noi giovani non abbiamo speranze, ne abbiamo da vendere a iosa, di obbiettivi non così tanti, ma anche quelli fanno presenza. Ma se siamo in un mondo in cui tutti ti stendono il tappeto rosso per poi dirti “Sono costernato, ma non posso farla entrare”, smontando tutto quello che tu avevi costruito con poche parole, smentendo tutto ciò che loro ti avevano detto dietro ai pixel della TV. E’ vero non siamo tutti santi, tutte povere pecorelle smarrite, ma non vedo pastori pronti a riportarci sulle spalle facendo festa con gli altri per averci ritrovati. Siamo ribelli tanto quanto ogni uomo che ricerca sé stesso. Siamo amorfi tanto quanto un uomo che non ha una vera ragione di vita. Sono stanco di vedermi davanti così tanti bivi, di sentirmi dire che ho tante qualità da sfruttare per poi rischiare di scegliere quella più conveniente, non la più allettante per me e buttare la mia vita in un fiume scemante di rimpianti.
Voglio dare qualcosa a questo mondo, voglio poter urlare con gli altri le mie capacità, poter aiutare altri a fare lo stesso. Se c’è bisogno di sudare, di cadere per poi rialzarsi, di rischiare, di vedermi passare davanti altri, di perdere qualcosa anche d’importante sono pronto. Chi mi ama mi seguirà, spero.
O dovrò perdere anche dei “seguaci”? Spero di no, maledetto mondo.
Dài che domani è sabato.”

(The Actor, Riflettere per crescere - Aspirazioni o illusioni?)

giovedì 10 giugno 2010

Fioritura

Due giorni fa..



Ieri..



Spettacolo!!



martedì 8 giugno 2010

Crescere

“Era dunque questo diventare uomo? Questo certamente e anche altro; udire dentro di sé suoni misteriosi, tremori improvvisi, aver voglia di correre, di arrampicarsi sulle cime più alte per lanciare un grido e attendere l’eco rifratta dai picchi lontani, aver voglia di piangere quando il sole tramonta incendiando le nubi, migliaia di agnelli dal vello di fiamma pascolanti nell’azzurro e poi dissolti nell’oscurità. Sentirsi in petto l’usignolo con la sua melodia e lo sparviero con le sue rauche strida, desiderare di avere le ali, grandi ali bianche, per volare lontano sui monti e sulle valli scintillanti dell’argento degli olivi, sui fiumi tra i salici e i pioppi, nelle notti silenziose e profumate, nella luce pallida della luna...
Queste ed altre cose ancora sentiva nel suo cuore Talos, lo zoppo.”


(Valerio Manfredi, Lo scudo di Talos)

sabato 5 giugno 2010

Grazie!



In ricordo di un semplice gesto che mi ha riempito il cuore..