mercoledì 7 marzo 2018

L'arte da imparare

Simona Atzori

[…] l’arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti”

(Alessandro D'Avenia, L'arte di essere fragili)

martedì 6 marzo 2018

Cultura



I latini per 'curare' usavano la parola colere da cui cultum, da cui il termine 'cultura' (l'agricoltura non era altro che il prendersi cura del campo). La cultura non ha nulla a che fare con il consumare oggetti culturali: ci si illude che consumando più libri, più musica, più quadri, si acquisirà più cultura. Conosco persone che consumano tantissimi oggetti culturali, però questo non le rende più umane, anzi spesso finiscono con il sentirsi superiori agli altri. Cultura vuol dire stare nel campo, farlo fiorire, a costo di sudore. Significa conoscere la consistenza dei semi, i solchi della terra, i tempi e le stagioni dell'umano e occuparsene perché tutto dia frutto a tempo opportuno. Nella cultura ci sono il realismo del passato e del futuro e la lentezza del presente, cosa che il consumo non conosce: esso vuole rapidità e immediatezza, non contempla la passione e la pazienza.
(Alessandro D'Avenia, L'arte di essere fragili)

domenica 8 novembre 2015

Autunno




Luce d'autunno
lungo viali alberati
m'inebrio di te.




Il viale alberato di casa nostra in questi giorni è un tripudio di colori: ci sono alberi ancora verdi, alberi con le foglie verdi che si stanno schiarendo e tendono al giallo, alberi gialli, arancioni, rossi, alberi con le foglie di tutti questi colori, alberi quasi spogli, ... e un albero stupendo con foglie verdi fino alla cima, dove i colori sfumano fino al rosso anche sulle singole foglie creando un 'cappello' di colore...
Il sole poi risalta tutti i colori ed è un vero spettacolo!


mercoledì 2 aprile 2014

Questo è il matrimonio!


“[...] Chi si sposa nel Sacramento dice: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Gli sposi in quel momento non sanno cosa accadrà, non sanno quali gioie e quali dolori li attendono. Partono, come Abramo, si mettono in cammino insieme. E questo è il matrimonio! Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano, sempre e per tutta la vita! E non fare caso a questa cultura del provvisorio, che ci taglia la vita a pezzi!

Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità. Gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità, davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e di mettere al mondo dei figli. - Ma oggi, Padre, è difficile… -. Certo, è difficile. Per questo ci vuole la grazia, la grazia che ci dà il Sacramento! I Sacramenti non servono a decorare la vita - ma che bel matrimonio, che bella cerimonia, che bella festa!… - Ma quello non è il Sacramento, quella non è la grazia del Sacramento. Quella è una decorazione! E la grazia non è per decorare la vita, è per farci forti nella vita, per farci coraggiosi, per poter andare avanti! Senza isolarsi, sempre insieme. I cristiani si sposano nel Sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno! Ne hanno bisogno per essere uniti tra loro e per compiere la missione di genitori. “Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. Così dicono gli sposi nel Sacramento e nel loro Matrimonio pregano insieme e con la comunità. Perché? Perché si usa fare così? No! Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme: un lungo viaggio che non è a pezzi, dura tutta la vita! E hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno! E questo è importante! Nelle famiglie sapersi perdonare, perché tutti noi abbiamo difetti, tutti! Talvolta facciamo cose che non sono buone e fanno male agli altri. Avere il coraggio di chiedere scusa, quando in famiglia sbagliamo…

Alcune settimane fa, in questa piazza, ho detto che per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole. Voglio ripeterlo. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave! Chiediamo permesso per non essere invadenti in famiglia. “Posso fare questo? Ti piace che faccia questo?”. Col linguaggio del chiedere permesso. Diciamo grazie, grazie per l’amore! Ma dimmi, quante volte al giorno tu dici grazie a tua moglie, e tu a tuo marito? Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie! E l’ultima: scusa. Tutti sbagliamo e alle volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte - io dico - volano i piatti, si dicono parole forti, ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia! “Scusatemi”, ecco, e si rincomincia di nuovo. Permesso, grazie, scusa! Lo diciamo insieme? (rispondono: “Sì!”) Permesso, grazie e scusa! Facciamo queste tre parole in famiglia! Perdonarsi ogni giorno!

Nella vita la famiglia sperimenta tanti momenti belli: il riposo, il pranzo insieme, l’uscita nel parco o in campagna, la visita ai nonni, la visita a una persona malata… Ma se manca l’amore manca la gioia, manca la festa, e l’amore ce lo dona sempre Gesù: Lui è la fonte inesauribile. Lì Lui, nel Sacramento, ci dà la sua Parola e ci dà il Pane della vita, perché la nostra gioia sia piena. [...]”

(Papa Francesco, Discorso alle famiglie in pellegrinaggio a Roma nell’Anno della Fede, Piazza San Pietro Sabato 26 ottobre 2013)

martedì 1 aprile 2014

Diventare mamma e papà: due più uno... non è un'addizione!

"[...] c'è qualcosa in più nel diventare genitori. Avere un figlio non unisce la coppia, come recitano molti luoghi comuni. E' un percorso di crescita personale e a due che comporta un impegno costante, un perenne mettersi in discussione. La stanchezza che un bambino piccolo causa continuamente gioca brutti scherzi, tira fuori i lati peggiori del reciproco carattere. Il mantra da ricordarsi in questi momenti è: 'Poi passa'.
Una donna che tenta da un'ora e mezza di far mangiare il bambino ha l'insulto facile. Se poi sente l'uomo che osa lamentarsi di essere stato tutto il giorno al lavoro, insieme a persone adulte che mangiano da sole, a parlare di argomenti che non siano pappe e creme da culo... Beh, il vaffa mette il pilota automatico.
Però c'è lui: il bambino. C'è la consapevolezza di aver creato insieme una meraviglia. Una persona. Una vita. Un esserino che è un erogatore incessante di sentimenti, che vi ama incondizionatamente, che si appoggia completamente a voi. E' un legame che va al di là di tutto, che dà un senso molto più profondo al semplice 'stare insieme'. Siete i pilastri sui quali si appoggerà per costruire se stesso. La sensazione di avere tra le mani la sua vita rende il legame a due completo, necessario. Essere felici allora diventa qualcosa di più di un desiderio egoistico, è una sorta di dovere verso di lui. Più felicità ha intorno, più ne assorbe, più sarà allenato a riconoscerla e a perseguirla.
Credo sia questa la consapevolezza che accompagna la coppia dopo un figlio. Sapere che due più uno non è un'addizione, ma una moltiplicazione. Di amore. Di cose belle."

(Chiara Cecilia Santamaria, Quello che le mamme non dicono)

martedì 16 aprile 2013

Fedeltà

"La lotta per la fedeltà non consiste tanto nel fingere quando non c'è più niente, quanto nel conservare lo sguardo abbastanza limpido per vedere le ricchezze sempre presenti."

(Fabrice Hadjadj)

giovedì 21 febbraio 2013

Invictus

"Out of the night that covers me,
black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
for my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
my head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
looms but the Horror of the shade,
and yet the menace of the years
finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
how charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul."

(William Ernest Henley, Invictus)

lunedì 28 gennaio 2013

"Sicut sequoia"


“Le sequoie sono alberi affascinanti. Hanno uno sviluppo verticale fortissimo. Sembra quasi vogliano toccare il cielo. Alcuni raggiungono addirittura i 100 metri di altezza! Certo, per riuscirci è necessario avere radici molto forti. Ma non basta. Questi alberi hanno imparato che è necessario nutrirsi anche dal cielo. Hanno imparato a sfruttare l'umidità presente nella nebbiolina californiana. Si calcola infatti che, in un anno, una sequoia prenda dal 13% al 45% dell'acqua a lei necessaria dalla nebbiolina.
Quindi, radici forti e nutrirsi dal cielo per raggiungere il cielo.

(un amico)

lunedì 15 ottobre 2012

15 ottobre 2012 - 1anno!

La vita vera è meglio di quello che leggiamo.
L'amore non è una favola.
Siate onesti: questa è la prima regola.

(dal film Jack & Jill vs the world)

domenica 5 agosto 2012

Per il matrimonio di #6

“Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l’eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.”

(Kahlil Gibran)

venerdì 25 maggio 2012

Ojos de Cielo



“Se guardo il fondo dei tuoi occhi teneri
mi si cancella il mondo con tutto il suo inferno.
Mi si cancella il mondo e scopro il cielo
quando mi tuffo nei tuoi occhi teneri.
Occhi di cielo, occhi di cielo,
non abbandonarmi in pieno volo.
Occhi di cielo, occhi di cielo,
tutta la mia vita per questo sogno...
Se io mi dimenticassi di ciò che è vero
se io mi allontanassi da ciò che è sincero
i tuoi occhi di cielo me lo ricorderebbero,
se io mi allontanassi dal vero.
Occhi di cielo...
Se il sole che mi illumina un giorno si spegnesse
e una notte buia vincesse sulla mia vita,
i tuoi occhi di cielo mi illuminerebbero,
i tuoi occhi sinceri, che sono per me cammino e guida.
Occhi di cielo...