venerdì 22 aprile 2011

Vero Dio e Vero Uomo

“[...] dopo pochi passi, si sentì penetrare da un’angoscia, una tristezza, una paura, un’afflizione così amare e acerbe, che d’improvviso si rivolse ai tre Apostoli con quelle parole accorate che tradivano l’animo oppresso: La mia anima è triste fino alla morte.
Una mole immensa di sofferenza si abbatteva sul corpo sensibile e delicato del Salvatore. Se ne sentiva già sovrastato, e quasi soverchiato: il tradimento, la consegna agli spietati nemici, l’incarcerazione, le false accuse, le bestemmie, la flagellazione, le spine, i chiodi, la croce e i terribili supplizi prolungati per ore.
L’angosciava inoltre il pensiero dei discepoli atterriti, dei giudei perduti, della morte disperata del suo stesso perfido traditore e l’indicibile strazio dell’amatissima Madre. Questa tempesta di dolori, che gli piombavano addosso tutti in una volta, inondava il suo tenerissimo cuore come un oceano in piena.
Forse qualcuno troverà strano che il nostro Salvatore - essendo vero Dio, eguale al Padre onnipotente - abbia potuto provare tristezza, angoscia e dolore. Certo, non avrebbe potuto soffrire tutto ciò se, essendo Dio, non fosse stato, esattamente allo stesso modo, anche uomo.”

(Tommaso Moro, Nell’orto degli ulivi)


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