giovedì 31 dicembre 2009

Ultimo giorno dell'anno

Un anno davvero speciale...



martedì 29 dicembre 2009

Avere pazienza

“In occasione di un pranzo di gala il cardinale tedesco Michael von Faulhaber (1869-1952) venne a trovarsi accanto al celebre Albert Einstein (1879-1955). A un certo punto, durante la conversazione, lo scienziato si rivolse all’uomo di Chiesa: «Cosa direbbe, eminenza, se noi matematici con un procedimento inconfutabile dimostrassimo che Dio non esiste?». Il cardinale: «Con pazienza aspetterei il momento in cui scoprirete il vostro errore».
Tutti noi siamo costretti ad aspettare con pazienza. Non solo davanti a qualche sportello, ma anche e soprattutto nella vita. Aspettiamo l’autobus o il treno, il postino o il medico; aspettiamo che ci servano al ristorante, che arrivi la pioggia o il sole, una buona notizia, una telefonata, una parola di conforto. Soprattutto, restiamo in attesa della felicità.
Chi non sa aspettare rischia di fallire uno scopo, va incontro a inutili difficoltà, si lascia sfuggire più di una buona occasione, deve chiedere cento volte scusa per certe azioni affrettate e sconsiderate [...].
Davvero, tutti dobbiamo vivere di pazienza! Pazientare, saper attendere è un inconfondibile segno di maturità. La persona paziente esprime serena padronanza di sé. Sa che ad ogni inizio le cose non rivelano ancora tutte le loro future possibilità di sviluppo, e tanto meno il risultato finale. Per questo non cede facilmente allo sconforto, a dispetto di tutte le incertezze e difficoltà che la vita può presentare. Avanza passo dopo passo, sfrutta ogni residua possibilità, si nutre di moderato ottimismo...
[...]
La pazienza è un’arte, una virtù da apprendere e praticare.”

(Reinhard Abeln)

lunedì 28 dicembre 2009

Un bambino che è Dio...



“Il Natale di Gesù è soffuso di ammirevole semplicità: il Signore viene senza risonanza, sconosciuto a tutti. Qui in terra, soltanto Maria e Giuseppe partecipano a questa avventura divina. Poi i pastori, ai quali gli angeli recano l’annunzio. E, più tardi, quei saggi dell’Oriente. E’ così che ha compimento l’evento trascendente che unisce il cielo alla terra, Dio all’uomo.
E’ mai possibile tanta insensibilità di cuore al punto di abituarsi a queste scene? Dio viene nell’umiltà perché ci sia possibile avvicinarlo, perché ci sia possibile corrispondere al suo amore con il nostro amore, perché la nostra libertà si arrenda non più soltanto alla manifestazione della sua potenza, ma anche allo splendore della sua umiltà.
Ineffabile grandezza di un bambino che è Dio! Suo Padre è il Dio che ha fatto i cieli e la terra, eppure Egli è lì, in una mangiatoia, quia non erat eis locus in diversorio, perché non c’era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato.”
(Josemaría Escrivá, E’ Gesù che passa)

venerdì 25 dicembre 2009

S.Natale

«“Do you know who you hold, Mary? You secure the Author of grace. He who is ageless is now moments old. He who is limitless is now suckling your milk. He who strides upon the stars, now has legs too weak to walk; the hands which held the oceans are now an infant’s fist. To Him who has never asked a question, you will teach the name of the wind. The Source of language will learn words from you. He who has never stumbled, you will carry. He who has never hungered, you will feed. The King of creation is in your arms.”»

(Max Lucado, An Angel’s story – The first Christmas from Heaven’s view)

Un Dio così grande da farsi così piccolo...

giovedì 24 dicembre 2009

Holy night



“Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l'umiltà di Dio è il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo. Allora diventa nuova anche la terra. Con l'umiltà dei pastori mettiamoci in cammino, in questa Notte santa, verso il Bimbo nella stalla! Tocchiamo l'umiltà di Dio, il cuore di Dio! Allora la sua gioia toccherà noi e renderà più luminoso il mondo.”

(Benedetto XVI, Omelia nella Notte di Natale 2006)

BUON NATALE!!

martedì 22 dicembre 2009

Come in una fiaba

Nevica ininterrottamente da quasi 20 ore.
La città è un incanto!
Ieri due passi nella e sotto la neve con #6...



















lunedì 21 dicembre 2009

Quasi Natale...

“Caro Gesù ti scrivo / per chi non ti scrive mai, / per chi ha il cuore sordo / bruciato dalla vanità. / Per chi ti tradisce / con quei sogni che non portano a niente / per chi non capisce / questa gioia di sentirti sempre / amico e vicino.

Caro Gesù ti scrivo / per chi una casa non ce l'ha / per chi ha lasciato l'Africa lontana / e cerca un po' di solidarietà / per chi non sa riempire questa vita / con l'amore o i fiori del perdono, / per chi crede che sia finita, / per chi ha paura del mondo che c'è / e più non crede nell'uomo.

Gesù, ti prego, ancora! Vieni
a illuminare i nostri cuori soli,
a dare un senso a questi giorni duri,
a camminare insieme a noi.
Vieni
a colorare il cielo di ogni giorno,
a fare il vento più felice intorno,
ad aiutare chi non ce la fa.

Caro Gesù ti scrivo / perchè non ne posso più / di quelli che sanno tutto / e in questo tutto non ci sei Tu. / Perchè voglio che ci sia più amore / per quei fratelli che non hanno niente / e che la pace, come il grano al sole, / cresca e poi diventi pane d'oro / di tutta la gente.

Gesù ti prego ancora! Vieni
a illuminare i nostri cuori soli,
a dare un senso ai giorni vuoti e amari,
a camminare insieme a noi.
Vieni
a colorare il cielo di ogni giorno
a fare il vento più felice intorno
ad aiutare chi non ce la fa.
Signore vieni!”

(Caro Gesù ti scrivo, 40° Zecchino d’Oro)

domenica 20 dicembre 2009

Le due sinfonie



“E «appena gli Angeli si furono allontanati per tornare al cielo» (Lc 2,15), ne restò uno in terra con una missione speciale: quella di favorire il sonno del Bambino. Perché non si creda che il piccolo neonato fosse diverso dagli altri. La prima notte, poi...
La prima notte, dopo aver permesso a Maria e Giuseppe di addormentarsi, il piccolo Gesù si mise a frignare. Come dicono gli antichi cantari, «Maria lo cullò, Giuseppe gli parlò», e Lui si addormentò; ma, come gli antichi cantari non dicono, quasi subito si ridestò e riprese a piangere.
A questo punto l’Angelo entrò in azione: da un magico turibolo che si era portato appresso cavò una nube di suoni approntata da tempo con speciale cura. Era o non era il soprintendente generale dei cori angelici (Troni, Dominazioni e Potestà)? In quella piccola nube aveva distillato la quintessenza dei suoni soprannaturali, a noi ignoti ma - per quei pochi santi che hanno avuto il privilegio di udirli - di una bellezza ed armonia indicibili; ad essi aveva poi unito, con sapiente dosaggio, le misteriose melodie e i contrappunti delle sfere celesti in una serie di accordi soffici e solenni che, per non far torto a nessuno, aveva colto da tutte le galassie e tutti gli spazi siderali.
Fu quindi assai stupito quando il Bimbo, dolcemente avvolto da quel magico involucro, continuò a gnaulare come se nulla fosse.
L’Angelo aveva preparato un’arma di riserva, ma non pensava di doverla utilizzare: un’altra nube, molto più eterea, formata da altissimi pensieri, cognizioni eccelse, concetti trascendenti, un tipo di musica, insomma, a noi del tutto sconosciuta e che per la verità neppure lui conosceva troppo bene dato che, essendo un Angelo cantore, non era del tutto esperto in mistica metafisica. Ma nemmeno quest’onda divina ebbe un qualche effetto.
L’Angelo, a questo punto, ebbe il dubbio che qualcuno - forse il Demonio - avesse scambiato il Bimbo nella mangiatoia e che invece del Figlio di Dio vi giacesse un qualunque figlio d’uomo.
Ma ebbe a ricredersi quando, dal soffitto della grotta, cadde una goccia. Non per terra, ma in una scodella di rame che si trovava là per caso. «Dong!» fece la goccia, e il Bimbo tacque. Poi uno spiffero di vento iniziò a sufolare fra le assi sconnesse della porta e, benché all’Angelo quel suono paresse banale, al Bimbo piacque perché agitò le manine in segno di gioia. Allora la natura della notte, che aveva assistito allibita alle performances dell’Angelo, alimentò i mille suoni che ne abitano il silenzio: il fruscio delle foglie di un gelso, un lontanissimo gracidare di rane, i veloci mordenti di alcuni grilli, il basso continuo di un gufo immalinconito, il respiro di Maria e i sospiri di Giuseppe.
Il Bimbo taceva estasiato. Quelle onde sonore, che all’Angelo parevano così povere, lo facevano scendere nella vertigine di un sonno profondo e pacificato. Con le manine strette, gustò per un attimo ancora quei frammenti di silenzio e suono pregustati sin dall’eternità e poi si addormentò.
L’Angelo volò via arrossendo. Si era infatti accorto di non aver capito l’essenziale della nascita del Figlio, che ora era uomo e totalmente uomo, e per il quale la sua lambiccata e preziosissima sinfonia non valeva una nota sola della sinfonia terrestre, tanto desiderata sin dall’inizio dei tempi.”
(Piero Gribaudi, Fiabe della Notte Santa)

venerdì 18 dicembre 2009

:-))

Giornata delirante.
Coda in banca. Attesa...
Coda in posta. Attesa...
Coda in un'altra banca. Attesa...
Non funziona la stampante. Attesa...
Coda di nuovo in posta. Attesa...
Un po' di nervosismo.
Ma poi...

Esco dalla posta.
Sono sotto gli alberi e non mi accorgo di nulla.
Passa una macchina.
Alla luce dei suoi fari mi sembra di vedere come dei coriandoli brillare.
Chissà cos'era...
Due passi.
Cielo aperto.
Qualcosa mi sfiora il viso.
Ecco cos'era...
N E V I C A !!
Come una bambina torno a casa felice...




mercoledì 16 dicembre 2009

Speranza



“La speranza è una cosa buona, forse la migliore delle cose; e le cose buone non muoiono mai.”
(dal film Le ali della libertà)

martedì 15 dicembre 2009

Listening is the key



“To convince anyone of anything, you have to start from where they are.
This is why listening is the key to influence.”

(????)

lunedì 14 dicembre 2009

Ascoltami

“Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlarti;
concedimi solamente qualche istante.
Accetta quello che vivo, quello che sento,
senza reticenza, senza giudicare.

Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
non bombardarmi di domande, consigli, idee.
Non sentirti obbligato a risolvere le mie difficoltà.
Mancheresti tu di fiducia nelle mie capacità?

Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
Non cercare di distrarmi o di prendermi in giro,
Penserei che tu non comprenda l’importanza
di quello che c’è dentro di me.

Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
non sentirti obbligato ad approvare:
se ho bisogno di raccontarmi
è semplicemente per sfogarmi.

Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
Non interpretare e non cercare di analizzare.
Mi sentirò incompreso e manipolato
E non potrò più comunicare con te.

Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
non interrompere per fare domande.
Non cercare di forzare il mio IO nascosto,
Io so fin dove posso arrivare.

Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
Rispetta i silenzi che mi fanno camminare.
Guardati bene dal frantumarli:
è da essi assai spesso che sono illuminato.

Allora adesso che mi hai ascoltato per bene
ti prego puoi parlare.
Con attenzione e disponibilità
a mia volta, io ti ascolterò.”
(Anonimo)

domenica 13 dicembre 2009

Verso il Natale



“[...] Il nulla prese forma perché passò tra le mani dell'Amore. Fu un progetto d'amore a trasformare il nulla in creato. Senza amore non c'è alcuna potenza, e Dio è onnipotente perché è onniamante. [...] Ora, questo progetto prevede una gradualità di bene e di bellezza, culminante in quell'essere che porta in sé l'immagine e la somiglianza del Creatore. Il nulla prese forma dall'Amore e culminò nell'essere umano, creato libero e capace di amare. [...]
Maria [...] porta a compimento quello stesso progetto che Dio aveva iniziato dal nulla. Maria dà nuovamente una forma umana all'amore che sta all'origine di tutto. Le dà una forma che ci assomiglia. [...] La vita di Maria è un esempio di servizio, e "servire" è un modo umilissimo di tradurre nel concreto la parola "amare", che altrimenti resta sospesa nell'aura dei propositi e dei sogni.
Il Natale di Gesù ci invita a trasformare il dono immenso della sua presenza in un compito di servizio.”

(don Agostino Clerici, Verso il Natale)

venerdì 11 dicembre 2009

10 years!!

“Non ci si ama perché si è sempre innamorati, ma ci si innamora sempre perché ci si ama.”
(????)

mercoledì 9 dicembre 2009

martedì 8 dicembre 2009

Attendere

“La vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita.
E la solitudine più nera la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più: neppure per un eventuale ospite di passaggio.
Quando pensi, insomma, che per te la musica è finita. E ormai i giochi siano fatti. E nessun'anima viva verrà a bussare alla tua porta. E non ci saranno più né soprassalti di gioia per una buona notizia, né trasalimenti di stupore per una improvvisata. E neppure fremiti di dolore per una tragedia umana: tanto non ti resta più nessuno per il quale tu debba temere.
La vita allora scorre piatta verso un epilogo che non arriva mai, come un nastro magnetico che ha finito troppo presto una canzone, e si srotola interminabile, senza dire più nulla, verso il suo ultimo stacco.
Attendere: ovvero sperimentare il gusto di vivere. Hanno detto addirittura che la santità di una persona si commisura dallo spessore delle sue attese. Forse è vero.
Se è così, bisogna concludere che Maria è la più santa delle creature proprio perché tutta la sua vita appare cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno.
Già il contrassegno iniziale con cui il pennello di Luca la identifica è carico di attese: «Promessa sposa di un uomo della casa di Davide».
Fidanzata, cioè.
A nessuno sfugge a quale messe di speranze e di batticuori faccia allusione quella parola che ogni donna sperimenta come preludio di misteriose tenerezze. Prima ancora che nel Vangelo venga pronunciato il suo nome, di Maria si dice che era fidanzata. Vergine in attesa. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul far della sera, quando, profumato di legni e di vernici, egli sarebbe venuto a parlarle dei suoi sogni.
Ma anche nell'ultimo fotogramma con cui Maria si congeda dalle Scritture essa viene colta dall'obiettivo nell' atteggiamento dell'attesa.
Lì, nel cenacolo, al piano superiore, in compagnia dei discepoli, in attesa dello Spirito. In ascolto del frusciare della sua ala, sul fare del giorno, quando, profumato di unzioni e di santità, egli sarebbe disceso sulla Chiesa per additarle la sua missione di salvezza.
Vergine in attesa, all'inizio.
Madre in attesa, alla fine.
E nell'arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l'altra così divina, cento altre attese struggenti.
L'attesa di lui, per nove lunghissimi mesi. L'attesa di adempimenti legali festeggiati con frustoli di povertà e gaudi di parentele. L'attesa del giorno, l'unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L'attesa dell'ora: l'unica per la quale non avrebbe saputo frenare l'impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L'attesa dell'ultimo rantolo dell'unigenito inchiodato sul legno. L'attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.
Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.”

(don Tonino Bello, Maria, donna dell’attesa)

lunedì 7 dicembre 2009

Una goccia nell'oceano



“Se la nota dicesse: “non è una nota che fa la musica...”
non ci sarebbero le sinfonie!
Se la parola dicesse: “non è una parola che può fare una pagina...”
non ci sarebbero i libri!
Se la pietra dicesse: “non è una pietra che può alzare un muro...”
non ci sarebbero le case!
Se la goccia d'acqua dicesse: “non è una goccia d'acqua che può fare un fiume...”
non ci sarebbe l'oceano!
Se il chicco di grano dicesse: “non è un chicco di grano che può seminare un campo...”
non ci sarebbe la messe!
Se l'uomo dicesse: “non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità...”
non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità sulla terra degli uomini.

Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota,
come il libro ha bisogno di ogni parola,
come la casa ha bisogno di ogni pietra,
come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua,
come la messe ha bisogno di ogni chicco di grano,
l'umanità intera ha bisogno di te,
là dove sei, unico, e perciò insostituibile!”
(Michel Quoist)

“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno.”

(Madre Teresa di Calcutta)

domenica 6 dicembre 2009

Il pozzo del filosofo


“Il filosofo camminava a passi stretti, quasi le sue caviglie non osassero distaccarsi più di tanto l’una dall’altra. I tempi in cui, ragazzino, correva a rotta di collo giù per i pendii scavalcando siepi e fossati ad ampie falcate, non erano neppure più un ricordo. Li aveva annientati nella memoria come ogni altra realtà adolescenziale.
La natura - così traboccante di fascino, seduzione ed illusioni - egli l’aveva sterilizzata nella mente per servirsene come alimento per il suo pensiero, cui era avviticchiato come un convolvolo. In tal modo anche il suo corpo si era irrigidito ed ogni suo gesto era divenuto avaro.
Così camminava il filosofo in quella Notte Santa, quando vide un gruppo di pastori che andavano festanti alla grotta e li seguì a distanza. La sua non era curiosità ma inerzia. Già sapeva, il filosofo, dove conduce ogni strada e dove porta ogni passo: al nulla. Ma appunto per questo, a qualunque cosa accadesse egli assisteva; assisteva con quel distacco che egli pensava fosse la sua forza e la conferma del suo pensiero. Tutto è illusione, quaggiù; tuffiamoci dunque in ogni illusione per riemergerne più adamantini nella constatazione del nulla, pensava.
Anche quella volta andò come previsto. C’era una grotta, un bimbo e degli adoratori attratti dall’illusione più crudele per il suo popolo: quella che fosse nato il Messia, il Salvatore. Il filosofo si trattenne per poco sulla scena, tale ne era per lui l’irrealtà e l’assurdo. Si rimise a girovagare nella notte, come era solito fare, per dare un po’ di sollievo ai suoi pensieri.
Guardava il cielo e le sue infinite pupille meditando sulla loro assoluta inutilità, quando un breve passo gli fu fatale. Cadde a testa in giù in un pozzo senza sponde e svenne.
Quando si riebbe, palpandosi la nuca indolenzita, guardò verso l’alto e vide un piccolo cerchio di cielo, quasi una pupilla che lo osservasse assorta. Ebbe allora, fulminea, la percezione della realtà: se dal buco in cui si trovava ora tutto il cielo, per lui, si riduceva a uno spazio così limitato, come poteva aver supposto, quando era in superficie, di vedere altro che uno spazio pur esso limitato?
A volte basta una zuccata per ricondurre sulla retta via.
Il filosofo chiese aiuto. Ma la sua voce era poco più di un esile filo, dal momento che ne aveva fatto un uso molto parco; né le sue braccia avevano più la forza di un tempo, quando si arrampicava sugli alberi per gustarsi qualche fico di frodo. Eppure tutto il suo corpo, ora, reclamava la vita, come un libro a lungo sigillato reclama di essere sfogliato. Adesso che sperimentava nella sua carne quel nulla cui aveva eretto un monumento nel suo spirito, gli pareva un nulla insulso e doloroso, una specie di insetto che in qualche modo lo avesse inglobato in sé. E la recente scoperta che quel nulla altro non era se non una fetta di verità, come il cerchio di stelle sopra di lui non era che una fetta di cielo, e il cielo una fetta di infiniti altri misteri, non consolava più di tanto la sua disperazione. Chi l’avrebbe mai udito e tratto in salvo?
Per fortuna i pozzi non servono solo ai filosofi per rinsavire, ma anche ai comuni mortali per attingere acqua. E così, quando gli cadde in testa il secchio che Giuseppe aveva gettato con foga perché si riempisse celermente, il filosofo cacciò un grido che venne finalmente udito.
E i pastori, nel sentire prima e nel vedere poi qualcuno che scendeva dalle colline a rotta di collo verso la grotta facendo grandi balzi, pensarono: «Questi ragazzi... Quando rinsaviranno mai?».”


(Piero Gribaudi, Fiabe della Notte Santa)

sabato 5 dicembre 2009

Gioia nel cuore


Un piccolo viaggio.
Cena tra amici.
Quattro chiacchiere.
Stelle nel cielo.
Montagne innevate.
Piccole grandi gioie.
E il cuore si riempie...


venerdì 4 dicembre 2009

Ascoltare è amare

“Sono arrivata a pensare che ascoltare è amare”

(Brenda Ueland)

mercoledì 2 dicembre 2009

Le cose più piccole

“Apriamo gli occhi. Sbadigliamo. Ci alziamo. Bagno e doccia. Facciamo colazione. Ci vestiamo. Ci pettiniamo. Ci trucchiamo. Usciamo o restiamo in casa. Giochiamo. Studiamo. Lavoriamo. Scriviamo romanzi. Parliamo. Litighiamo. Mangiamo. Dormiamo. Leggiamo. Urliamo. Ridiamo. Piangiamo. Impariamo a vivere ed insegniamo a farlo. Impariamo ad amare ricominciando sempre da capo. Scriviamo lettere che non spediremo mai. Ascoltiamo gli altri. Ascoltiamo noi stessi.
Ci ricordiamo degli amici e ci dimentichiamo di noi o viceversa.
Ci guardiamo allo specchio eppure disegniamo spesso un’altra immagine di noi.Passiamo le giornate e non ci accorgiamo, che in ogni piccolo invisibile gesto, diamo più di quanto pensiamo, ed è quel gesto che dà forma alla nostra vera immagine, anche se lo specchio di tutti i giorni ce ne rimanda incessantemente un’altra.

Ogni frammento della nostra vita è una storia da raccontare, che sia un verso o un romanzo epico.
Nessuna bellezza è data dall’altezza.
Nessuna bellezza è data solo da uno specchio.
Nessuna bellezza è data solo da noi stessi.

“Si dà soprattutto quando non ci si accorge di dare…”. E spesso sono le cose più piccole.

La bellezza di quello che siamo è data dall’immagine che dipingiamo giorno dopo giorno sulla tela della vita.
E sono i piccoli momenti in un'intera giornata, una singola parola detta o scritta, i piccoli sguardi, i piccoli gesti…che danno vita all’intero quadro.
Perché…pensiamoci un attimo…se cade una statua di cristallo, essa si frantuma in mille pezzi. Ma se cade il più piccolo frammento di quella statua, esso non si frantuma, ma rimane intero.”

martedì 1 dicembre 2009

Insieme



Professore e alunni.
Il mare.
Una barca.
Un timone.
n remi.
Il timone da solo non basta:
il professore lo manovra,
ma voi ragazzi dovete remare
altrimenti dove si va?
Non ci si muove...
I remi da soli non bastano:
i ragazzi remano,
ma tu professore devi essere guida
altrimenti dove si va?
Chissà dove si può finire...
C'è un tempo per remare
e c'è un tempo per tirare i remi in barca,
godersi nel riposo due chiacchiere al tramonto.
Costa fatica remare,
ma per muoversi è necessario;
soprattutto nelle difficoltà
è importante non mollare
per vincere la tempesta.
Il professore è con voi,
vi guida, vi sostiene e vi incoraggia;
vi incita se serve.
In porto
o ci si arriva insieme o non ci si arriva.


lunedì 30 novembre 2009

Tempo di Avvento

“I will became flesh. I will feel what my creatures feel. I will see what they see.”

(Max Lucado, An Angel’s story The first Christmas from Heaven’s view)

domenica 29 novembre 2009

Scegli la gioia o la tristezza?

I domenica di Avvento
Appunti di una meditazione sul brano di Vangelo dell’Annunciazione (Lc 1, 26-38):





1. “Rallegrati”
Gesù ci viene incontro innanzitutto per invitarci alla gioia; prima ancora di affidarci un incarico vuole la nostra gioia.
Sono contento di quello che sto vivendo? Cosa mi fa perdere la gioia? Cosa mi fa davvero gioire? Non divertire, gioire! Perché il divertimento è una cosa diversa dalla gioia.
Perché l’uomo di oggi non è contento di quello che vive?
Ecco che l’Avvento diventa un momento per risvegliare la gioia nella nostra vita.
2. “Piena di Grazia” (amata da Dio gratuitamente)
Dio ci vuole bene gratis e così come siamo (anche quando non siamo amabili)!
Quanti dei nostri incontri sono ‘gratis’? Quanto stiamo insieme gratuitamente?
L’Avvento è un momento per riscoprire anche questa dimensione: la gratuità di Dio per noi e la nostra gratuità con gli altri.
3. “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”
L’Avvento è anche spazio per le domande profonde che portiamo dentro.
Qual è la domanda più insistente che ho nel cuore?
Rivolgerla a Dio che ci visita, per evitare di cercare risposte da tante altre parti.
4. “Non temere”
Dio ci è accanto per essere risposta.
Ma anche Lui attende la nostra risposta.
L’Avvento è il tempo della nostra risposta a Dio; è il tempo in cui siamo chiamati a scegliere per la gioia o per la tristezza.


AVVENTO:
- tempo per riscoprire la gioia
- tempo per riscoprire la gratuità (ricevuta e donata/da donare)
- tempo per le domande che abbiamo nel cuore
- tempo in cui Dio si fa accanto a ciascuno per essere risposta
- tempo per la nostra risposta...

Scelgo la gioia o la tristezza?


venerdì 27 novembre 2009

Incontro con i genitori e gli alunni di seconda




Questo post è qui in ricordo di una magica serata: ho il cuore pieno!
Ed è una gioia indescrivibile...

giovedì 26 novembre 2009

110 e lode!


#7 oggi si è laureato.
Festa in "famiglia".
Semplicità e gioia...
Grazie!

martedì 24 novembre 2009

"Mille piccoli atti d'amore"

“Rachel non era mai più felice e raggiante di quando sedeva a capo della sua bella tavolata. Perfino nel modo con cui passava un piatto di focacce o una tazza di caffè c’era qualche cosa di così materno, di così affettuoso, che sembrava ella trasfondesse uno spirito d’amore nel cibo e nella bevanda che offriva.
Per la prima volta Gorge sedeva da pari a pari alla tavola di un bianco; vi si accostò quindi con peritanza e imbarazzo, che subito però dileguarono come nebbia mattutina ai raggi benefici di quella cordialità semplice e schietta.
Quella sì che era una «casa»: e Gorge che non conosceva ancora il significato di quella parola, si accorgeva che un nuovo senso di fede in Dio e di fiducia nella Provvidenza cominciava ad avvolgere il suo cuore di una nube d’oro di speranza e d’amore; i suoi neri e deleteri dubbi di misantropo e d’ateo, la sua atroce disperazione, dileguavano come nebbia mattutina alla luce di quel Vangelo in azione, spirante dai visi affettuosi che lo circondavano, predicato da mille piccoli atti d’amore che, come il bicchier d’acqua offerto in nome di un apostolo, non mancheranno di avere la loro ricompensa.”

(Harriet Beecher Stowe, La capanna dello zio Tom)

lunedì 23 novembre 2009

Meraviglioso

“E’ vero / credetemi è accaduto / di notte su di un ponte / guardando l’acqua scura / con la dannata voglia / di fare un tuffo giù.
D’un tratto / qualcuno alle mie spalle / forse un angelo / vestito da passante / mi portò via dicendomi / così:
Meraviglioso,
ma come non ti accorgi / di quanto il mondo sia / meraviglioso.
Meraviglioso,
perfino il tuo dolore / potrà apparire poi / meraviglioso.
Ma guarda intorno a te / che doni ti hanno fatto: / ti hanno inventato il mare!
Tu dici non ho niente / Ti sembra niente il sole!
La vita / l’amore.
Meraviglioso [...]
La luce di un mattino / l’abbraccio di un amico / il viso di un bambino.
Meraviglioso / meraviglioso… [...]”

(Negramaro, Meraviglioso)

Meraviglioso...

venerdì 20 novembre 2009

"Ce lo dovremmo sempre ricordare"

“Vede, padroncino Gorge, non dovrebbe sentirsi superiore agli altri per quello che ha, perché tutto quello che abbiamo non è merito nostro, ce lo dovremmo sempre ricordare, - disse la zia Chloe seria seria.”

(Harriet Beecher Stowe, La capanna dello zio Tom)

lunedì 16 novembre 2009

Ai genitori

“Si possono tenere lezioni sull’amore; ma Giovanni Paolo II diceva che la vera scuola dell’amore è la famiglia, perché se sai amare i membri della tua famiglia puoi amare praticamente ogni persona che vive sulla faccia della terra, perché in famiglia devi esercitare il perdono e la pazienza. Io credo che quando i genitori praticano le virtù - generosità, perdono, pazienza, ... - è più facile che i figli li seguano - compresa la virtù della purezza.
Forse non vi obbediranno sempre, ma penso che non mancheranno mai di imitarvi; questo perché è più facile cogliere le virtù che insegnarle: sono contagiose. Vizi e virtù sono contagiosi. Se voglio che mio figlio impari l’umiltà non gli do un libro sull’argomento, cerco di mostrargliela con la mia vita. [...] La cosa migliore che un padre può fare per i suoi figli è amare sua moglie. [...] Mi diceva una ragazza che suo padre un giorno le ha detto: «Spero veramente che un giorno tu possa trovare un ragazzo che ti ami tanto quanto io amo tua madre». Questa frase ha lasciato un segno in quella ragazza: non si accontenterà di una relazione inferiore a quella bellissima che ha visto tra i suoi genitori.”


(da un’intervista a Jason Evert)

La cosa migliore che un padre può fare per i suoi figli è amare sua moglie...

sabato 14 novembre 2009

venerdì 13 novembre 2009

Matrimonio e famiglia

“Le discussioni e i ragionamenti sui diritti della donna, sui rapporti fra i coniugi, sulla loro libertà e sui loro diritti, benché non si chiamassero ancora, come si chiamano ora, problemi, esistevano in quel tempo come ai nostri giorni; ma quei problemi non interessavano Natascia, che nemmeno li capiva.
Questi problemi, in quel tempo come ora, esistevano soltanto per quelle persone che nel matrimonio vedono solamente il reciproco piacere dei coniugi, e cioè, solamente un aspetto del matrimonio e non il suo vero essere, che si manifesta nella famiglia.
Questi ragionamenti e i problemi odierni, simili al problema, in qual modo ricavare il più gran piacere da un pranzo, allora come adesso, non esistono per le persone per le quali lo scopo d’un pranzo è il nutrimento, e lo scopo del matrimonio è la famiglia.
Se lo scopo del pranzo è il nutrimento del corpo, colui che mangerà di colpo due pranzi ne avrà, forse, maggior piacere, ma non conseguirà lo scopo, perché lo stomaco non digerisce due pranzi.
Se lo scopo del matrimonio è la famiglia, l’uomo che vorrà avere molte mogli, la donna che vorrà avere molti mariti, forse, ne trarranno molto piacere, ma in nessun caso potranno avere una famiglia.
Tutta la questione, se lo scopo del pranzo sia il nutrimento e lo scopo del matrimonio - la famiglia, si risolve solamente col non mangiare più di quanto lo stomaco può digerire, e nel non avere più mogli e più mariti di quanto è necessario per una famiglia, e cioè, una ed uno. Natascia aveva desiderato un marito, e l’aveva avuto. E il marito le aveva dato una famiglia. E di un altro marito migliore non solo essa non vedeva la necessità, ma poiché tutte le sue forze spirituali erano rivolte allo scopo di servire a quel marito e alla famiglia, non poteva immaginarsi e non vedeva nessun interesse nell’immaginare che cosa sarebbe accaduto in circostanze diverse.”
(Lev Tolstoj, Guerra e pace)

martedì 10 novembre 2009

La follia dell'amore

“La follia di Pierre consisteva in questo: che egli non aspettava, come prima, di avere qualche ragione personale, quelle ragioni che egli chiamava meriti degli uomini, per amarli; ma l’amore colmava il suo cuore, ed egli amando gli uomini senza un motivo, trovava indubitabili ragioni, per le quali era in obbligo di amarli.”

(Lev Tolstoj, Guerra e pace)

sabato 7 novembre 2009

Bambino

"Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento."

(Alda Merini, Bambino)

giovedì 5 novembre 2009

"Tutto ciò con cui la vita lo faceva incontrare"

“Amava parlare e parlava bene, ornando il suo discorso con vezzeggiativi e proverbi che, così pareva a Pierre, egli stesso inventava; ma la principale attrattiva dei suoi racconti consisteva in questo: che nel suo linguaggio i più semplici avvenimenti, qualche volta quegli stessi a cui Pierre assisteva, senza notarli, acquistavano un carattere di solenne bellezza. Amava ascoltare le favole che un soldato raccontava durante le sere (sempre le medesime); ma più di tutto amava ascoltare dei racconti sulla vita vera. Sorrideva di gioia, ascoltandoli, intercalava delle parole e faceva delle domande che tendevano a chiarire nella sua mente la bellezza di quanto udiva. Non aveva affezioni, amicizia, amore, nel senso che Pierre dava a queste parole; ma viveva con amore e amava tutto ciò con cui la vita lo faceva incontrare, soprattutto l’uomo, - non un qualsiasi uomo determinato, ma quegli uomini che aveva davanti agli occhi.”

(Lev Tolstoj, Guerra e pace)

lunedì 2 novembre 2009

Bellezza che 'affiora' dall'interno

"Come ad un tratto, quando si accende la luce all'interno, appare con una bellezza inattesa e sorprendente, sulle pareti di una lanterna dipinta e arabescata, quel lavoro complicato, artistico e fine, che pareva prima grossolano, oscuro e privo di senso, così di colpo si era mutato il volto della principessina Maria. Per la prima volta tutto quel lavorío interno, puro, spirituale, di cui aveva vissuto fino allora, affiorava. Tutto quel lavorío interno, quel malcontento di sé, le sue sofferenze, la sua aspirazione verso il bene, la sua rassegnazione, l'amore, il sacrificio di se stessa, tutto questo splendeva ora in quegli occhi luminosi, nel fine sorriso, in ogni tratto del suo volto delicato."

(Lev Tolstoj, Guerra e pace)

sabato 31 ottobre 2009

Cercatore di verità

"A un giovane che si dichiarava cercatore della verità, il maestro disse: «Se ciò che cerchi è la verità devi avere una cosa innanzitutto».
«Immagino cosa sia: un desiderio grande di conoscerla». «No. Una disponibilità continua ad ammettere di avere torto»."

(Guerrino Ermacora)

"La vérité ne se possède pas, elle se cherche."
La verità non si possiede, la si cerca.
(Albert Jacquard)

venerdì 30 ottobre 2009

Due domande

“«Gli antichi egizi avevano una bellissima credenza sulla morte. Quando le anime si presentavano in paradiso gli dei gli facevano due domande: a seconda di come rispondevano venivano ammessi o no.»
[...]
«Hai trovato la gioia nella tua vita?»
[...]
«La tua vita ha portato gioia agli altri?»”

(dal film Non è mai troppo tardi)

mercoledì 28 ottobre 2009

Avere Dio nel cuore

"Riflettevo su questo brano del tuo blog. Pensavo a quanta umanità alberghi a volte in cuori assolutamente atei, e ho pensato che AVERE DIO NEL CUORE non significa credere in Dio e osservare consapevolmente le sue leggi; significa semplicemente osservarne le regole, anche inconsapevolmente, anche credendo che arrivino da qualche altra parte, anche semplicemente chiamandole 'servizio alla comunità' o 'filantropia laica'. Dio ha il tocco leggero. Il suo pennello sa sfiorare il cuore degli uomini anche quando questi credono di averlo tagliato fuori..."

(un'amica)

martedì 27 ottobre 2009

“Quello è il pianoforte su cui suona Dio”

“Non è quel che vidi che mi fermò/
E’ quel che non vidi/
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi... lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne/
C’era tutto/
Ma non c’era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo/
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu/
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me/
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi/
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita/
Se quella tastiera è infinita, allora/
Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio/”


(Alessandro Baricco, Novecento)

lunedì 26 ottobre 2009

Gli amici

“Gli amici sono i fratelli che ti scegli. Mappe che sanno raccontare dove vai. Alcuni vanno; altri restano. Con loro in comune hai tutto o quanto basta. Intorno a te formano un’altra famiglia. Ti condiscono la vita e dai loro gesti impari che l’amicizia ha un sapore speciale.”

domenica 25 ottobre 2009

La famiglia

"E' la nostra linea di partenza. E' la famiglia. A volte ti protegge; altre ti incoraggia. A volte non vedi l’ora di averne una; altre nessuna. Pensi che da soli si arrivi più lontano; ma quando sei seduto lì in mezzo, ti accorgi che per sentirsi davvero liberi bisogna avere radici."


venerdì 23 ottobre 2009

Se Dio esiste, da dove viene il male?

«Oggi vi dimostrerò che se Dio esiste, è malvagio! Dio ha creato tutto ciò che esiste? Se Dio ha creato tutto, dunque ha creato anche il male. Questo significa che Dio è malvagio!»
«Mi scusi professore. Esiste il freddo?»
«Che tipo di questione è mai questa! Certo che esiste! Non hai mai avuto freddo?»
«Infatti signore, il freddo non esiste. In accordo con le leggi della fisica quello che noi chiamiamo freddo in realtà è assenza di calore. Professore, esiste il buio?»
«Certo che esiste!»
«No, sta sbagliando signore. Anche il buio non esiste. Il buio in realtà è assenza di luce. La luce possiamo studiarla, il buio no. Il male non esiste. E' come il buio e il freddo. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che accade quando l'uomo non ha l'amore di Dio nel suo cuore.»
Albert Einstein (1879-1955)


giovedì 22 ottobre 2009

Interiorità e bellezza

GRANDI MOSTRE COMO
CHAGALL, KANDINSKY, MALEVIC
MAESTRI DELL'AVANGUARDIA RUSSA
(Como, Villa Olmo, 4 aprile - 26 luglio 2009)

"Ogni grande epoca ha un suo fine interiore,
dunque una sua bellezza esteriore.
La bellezza consiste nell'esprimere la sua interiorità.
Per questo non bisogna guardare indietro, né valutare
la nuova bellezza con i metri del passato.
Ogni nuova bellezza potrebbe sembrare deforme:
ciò che in essa non ha l'aspetto del passato è brutto. [...]
L'anima cresce, come il corpo, con l'esercizio.
Essa cresce, come il corpo, col movimento.
Il movimento è vita. La vita è movimento.
Ecco, si svela il significato, il senso e lo scopo dell'arte.
Tutta la natura, tutto il mondo, esercitano un'azione sull'anima."

(Vassily Kandinsky)

domenica 18 ottobre 2009

Una vera lunga sosta

"Riconosco che sei l'unica persona che conosca
che incontrando una persona la conosce
e guardandola le parla per la prima volta
concedendosi una vera lunga sosta
una sosta dai concetti e i preconcetti
una sosta dalla prima impressione
che rischiando di sbagliare
prova a chiedersi per prima
cosa sia quella persona veramente"

(Tiziano Ferro, Il sole esiste per tutti)

giovedì 15 ottobre 2009

Arte e vita interiore

GRANDI MOSTRE COMO
CHAGALL, KANDINSKY, MALEVIC
MAESTRI DELL'AVANGUARDIA RUSSA
(Como, Villa Olmo, 4 aprile - 26 luglio 2009)

"Lo spettatore è troppo abituato a cercare un 'senso',
cioè un rapporto esteriore fra le parti del quadro.
La nostra epoca, materialista nella vita e quindi nell'arte,
ha prodotto uno spettatore e specialmente un 'amatore'
che non sa porsi semplicemente di fronte a un quadro
e nel quadro cerca tutto il possibile (l'imitazione della natura,
la natura interpretata dalla psicologia dell'artista,
l'atmosfera immediata, l'anatomia, la prospettiva,
l'atmosfera esteriore) ma non cerca la vita interiore,
non lascia che il quadro agisca su di lui.
Accecato dai mezzi esteriori, non vede che cosa sanno creare,
non si accorge che possono comunicare
non solo cose ma idee e sentimenti."

(Vassily Kandinsky)

martedì 13 ottobre 2009

Ouverture

GRANDI MOSTRE COMO
CHAGALL, KANDINSKY, MALEVIC
MAESTRI DELL'AVANGUARDIA RUSSA
(Como, Villa Olmo, 4 aprile - 26 luglio 2009)


(Wassily Kandinsky, Ouverture. Bordo viola, 1919, olio su tela)

domenica 11 ottobre 2009

Un buon confidente

"Un'altra qualità che non dovrebbe mai mancare in un buon confidente è la disposizione d'animo ad ascoltare per capire e non per curiosare nella vita altrui. E' un cattivo confidente colui che, approfittando della fiducia del suo interlocutore, lo ascolta solo per assecondare il desiderio malsano di spiare la sua intimità. L'atteggiamento giusto con cui dovremmo predisporci a ricevere una confidenza è piuttosto quello di ascoltare con l'intenzione di «farci carico», capire ciò che una persona ci sta raccontando per poterla così consigliare, consolare, per farle animo o rallegrarci insieme a lei. Al buon confidente non interessano tanto i fatti quanto le ripercussioni che questi fatti hanno avuto sulla persona che sta parlando. Il buon confidente si preoccupa più per la persona che per le cose che le sono accadute; queste ultime sono passeggere, mentre ciò che resta è l'intimità dell'amico. Ed è un buon confidente anche colui che lascia parlare [...]. E' colui che lascia briglia sciolta a chi sente la necessità di sfogarsi, che non interrompe a meno che non lo ritenga indispensabile, che accetta di essere spettatore e di lasciare all'altro il ruolo di protagonista. Che, infine, dimostra la sua partecipazione attraverso il silenzio, lo sguardo attento, un piccolo cenno del capo e che tutt'al più fa una domanda se non ha capito fino in fondo."

(Miguel Ángel Martí García, L'intimità)

sabato 10 ottobre 2009

Qualcosa farò

"E piove, ma io... qualche cosa farò
per sentire ancora... tutto il calore
che ora non ho
e avere un po' di pace
che ora non ho
e luce nei miei occhi
che ora non ho
una direzione giusta
che ora non ho
che ora non ho..."

(Neffa, Lontano Dal Tuo Sole)

venerdì 9 ottobre 2009

Felicità piena

"Paolina riceveva tutte le mie confidenze intime, e gettava luce su tutti i miei dubbi. Una volta mi meravigliavo che il Signore non dia gloria uguale in Cielo a tutti gli eletti, e temevo che non tutti fossero felici; allora Paolina mi disse di andare a prendere il bicchiere grande di Papà e di metterlo accanto al mio piccolissimo ditale, poi di riempirli di acqua tutti e due; e mi domandò: «Quale è più pieno?». Le risposi che erano pieni tutti e due, e che non si poteva mettere più acqua di quanta ne potevano contenere. La mia cara Madre mi fece capire così che il buon Dio dà in Cielo ai suoi eletti tanta gloria quanta possono riceverne, e che l'ultimo non avrà niente da invidiare al primo."

(Teresa di Lisieux, Storia di un'anima)

mercoledì 7 ottobre 2009

Un io e un tu

"La relazione personale:
spazio aperto fra un io e un tu
dentro il quale prende posto il mondo.
Tutte le cose del mondo
diventano segno di quella relazione.
Nessuna cosa al mondo
può incrinare quella relazione."

(????)

martedì 6 ottobre 2009

Duc in altum

"e avere vele vere che si gonfiano nel cuore...
e navigare verso tutti solo per amare..."


(Carisma)

lunedì 5 ottobre 2009

Verità

"A quanti cercano la verità, concedi la gioia di trovarla;
il desiderio di cercarla ancora, dopo averla trovata."

(dalle Intercessioni dei Vespri del lunedì della quarta settimana)

domenica 4 ottobre 2009

Che fiore(llino) sono?

"Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo dinanzi agli occhi il libro della natura, ed ho capito che tutti i fiori della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli bianchissimi non rubano il profumo alla viola, o la semplicità incantevole alla pratolina... Se tutti i fiori piccini volessero essere rose, la natura perderebbe la sua veste di primavera, i campi non sarebbero più smaltati di infiorescenze.
Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù."

(Teresa di Lisieux, Storia di un'anima)

venerdì 2 ottobre 2009

L'amore e i suoi tempi

"Ogni giorno nasce un fiore / dentro al giardino dell'amore,
ogni giorno cose nuove / dentro al giardino del mio cuore;
non è mai uguale / cambia il vento e arriva il temporale,
non è mai normale / lacrime che un sorriso può asciugare.
Ogni giorno nasce il sole / dentro al giardino dell'amore,
ogni giorno c'è da fare / dentro al giardino del mio cuore;
non è mai uguale / quante spine ed erba da strappare,
non è mai normale / e poi imparare a perdonare.

...il tempo dell'amore
gira piano come la terra intorno al sole,
gira piano per non far scoppiare il cuore,
piano verso l'eternità...

Ogni giorno annaffio un fiore / dentro al giardino del tuo cuore;
non è mai uguale / e poi seminare e poi aspettare,
non è mai normale / e poi silenzio e poi nuove parole.

...il tempo dell'amore
non ha fretta come la terra intorno al sole,
non ha fretta per non far scoppiare il cuore,
non ha fretta l'eternità..."

(Luca Carboni, Il tempo dell'amore)

giovedì 1 ottobre 2009

L'importanza di un Amico

"«Che cosa posso scrivergli?»
«Confidagli i tuoi pensieri. I pensieri che non dici sono pensieri che pesano, che si incrostano, che ti opprimono, che ti immobilizzano, che prendono il posto delle idee nuove e che ti infettano. Diventerai una discarica di vecchi pensieri che puzzano, se non parli.»"

(Eric-Emmanuel Schmitt, Oscar e la dama in rosa)

lunedì 28 settembre 2009

Vita e morte

"«Ho l'impressione, Nonna Rosa, che abbiano inventato un ospedale diverso da quello che esiste veramente. Fanno come se si venisse all'ospedale solo per guarire. Mentre si viene anche per morire.»
«Hai ragione, Oscar. E credo che si commetta lo stesso errore per la vita. Dimentichiamo che la vita è fragile, friabile, effimera. Facciamo tutti finta di essere immortali.»"

(Eric-Emmanuel Schmitt, Oscar e la dama in rosa)

domenica 27 settembre 2009

"Passo dopo passo"

"Mi trascino in avanti, voglio vedere per la prima volta i dintorni del Lager - o meglio: vederli per la prima volta da uomo libero. Vado così nella natura, nella libertà. «Nella libertà», mormoro, rimuginando queste parole; ma non riesco semplicemente a capire. La parola libertà era troppo logorata dai nostalgici sogni di lunghi anni e il concetto troppo pallido; confrontato con la realtà, si dissolveva. La realtà non penetra ancora nell'intimo della coscienza: non la si può comprendere bene.
Arrivo in un prato. Qui vedo fiori sbocciati. Ne prendo atto, ma nulla giunge «al sentimento». La prima piccola scintilla di gioia scocca quando noto un gallo; le penne della sua coda hanno colori meravigliosi. Ma è solo una scintilla di gioia; non partecipo ancora del mondo. Siedo all'ombra di un castagno, su una panchina; Dio sa qual è l'espressione del mio volto. In ogni caso, il mondo non provoca ancora nessuna impressione.
La sera, quando i camerati affluiscono di nuovo alla vecchia capanna di terra, si ritrovano, s'interrogano a vicenda, furtivamente: «Tu, dì un po' - sei stato felice oggi?». E si confessano - pieni di vergogna, perché non sanno ancora che a tutti è andata così - «Onestamente: no!». Avevamo letteralmente dimenticato la gioia e dovevamo prima riimpararla.
[...]
Passano giorni, molti giorni, finché si scioglie non solo la lingua, ma qualcosa all'interno. Allora avvertiamo che una breccia si è aperta nella barriera, quello strano ostacolo dal quale tutti eravamo fino allora impediti. Poi, un giorno, qualche tempo dopo la liberazione, cammini in aperta campagna, per chilometri e chilometri, attraverso prati fioriti, fino alla borgata nelle vicinanze del Lager. Allodole s'alzano in volo, si librano in alto; senti risuonare il loro canto e la loro gioia, là in alto, nello spazio infinito. Non c'è nessuno, lì vicino, intorno a te, vi sono vasti campi e il cielo e il canto delle allodole e l'infinito. Allora non prosegui più in questo infinito, ti fermi, ti guardi intorno e volgi gli occhi verso l'alto e cadi in ginocchio. In quest'attimo non sai molto di te, né del mondo; senti in te una frase sola, e sempre quella, ripetuta: «Dal profondo chiamai il Signore ed Egli mi rispose dai liberi spazi» (Sl 118,5). - Quanto tempo sei rimasto là, in ginocchio, quanto spesso hai ripetuto questa frase - il ricordo non può dirlo... Ma in questo giorno, in quest'ora, è cominciata la tua nuova vita, e tu lo sai. Passo dopo passo, non altrimenti, penetri in questa nuova vita, ridiventi uomo."

(Viktor E. Frankl, Uno psicologo nei lager)

sabato 26 settembre 2009

Il mistero del dolore umano

"Il dolore dell'uomo somiglia al comportamento dei gas; come una certa quantità di gas, posta sotto pressione, riempie in ogni caso uno spazio vuoto, indipendentemente dalla sua grandezza, così il dolore, grande o piccolo che sia, riempie in ogni caso l'animo dell'uomo, la coscienza umana."
(Viktor E. Frankl, Uno psicologo nei lager)

"Spesso dobbiamo semplicemente stare vicino a chi soffre, inchinandoci davanti al mistero della sua sofferenza."

(Giancarlo Cavalleri, Il mistero del dolore, in Fogli n.114)

venerdì 25 settembre 2009

Dio a me

"Scrivimi... / quando il vento avrà spogliato gli alberi / gli altri sono andati al cinema / ma tu vuoi restare sola / poca voglia di parlare allora... / Scrivimi... / servirà a sentirti meno fragile / quando nella gente troverai / solamente indifferenza / tu non ti dimenticare mai di me...
E se non avrai da dire niente di particolare / non ti devi preoccupare / io saprò capire / a me basta di sapere / che mi pensi anche un minuto... / perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto / ci vuole poco / per sentirsi più vicini.
Scrivimi... / quando il cielo sembrerà più limpido / le giornate ormai si allungano / ma tu non aspettar la sera / se hai volgia di cantare / scrivimi... / anche quando penserai / che ti sei innamorata.
Tu non ti dimenticare mai di me...
E se non sai come dire / se non trovi le parole / non ti devi preoccupare / io saprò capire / a me basta di sapere / che mi pensi anche un minuto / perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto / ci vuole poco / per sentirsi più vicini.
Scrivimi... / anche quando penserai / che ti sei innamorata...
Tu scrivimi."
(Nino Buonocore, Scrivimi)

mercoledì 23 settembre 2009

L'infinito negli occhi di un bambino

"Se si sente il bisogno di qualcosa di grandioso, di infinito, di qualcosa che ci faccia sentire la presenza di Dio, non c'è bisogno di andare lontano per trovarlo. Penso a volte di vedere qualcosa di più profondo e di infinito, di più eterno che nell'oceano, negli occhi di un bimbo, quando si sveglia al mattino, e ride, perché vede il sole che splende sulla sua culla."

(Vincent Van Gogh)

martedì 22 settembre 2009

Matematica e poesia

"Chi non ha mai avuto occasione di approfondire la conoscenza della matematica, la confonde con l'aritmetica e la considera un'arida scienza. In realtà è una scienza che richiede molta immaginazione. Uno dei più grandi matematici del nostro secolo osserva giustamente che è impossibile essere matematico senza avere l'animo del poeta. E' necessario rinunciare all'antico pregiudizio secondo il quale il poeta deve inventare qualcosa che non esiste, che immaginazione e invenzione sono la stessa cosa. A me pare che il poeta deve soltanto percepire qualcosa che gli altri non percepiscono, vedere più lontano degli altri. E il matematico deve fare la stessa cosa."
(Sof'ja Vasilyevna Kovalevskaya)

lunedì 21 settembre 2009

Matematica e mistero

"All'inizio e alla fine abbiamo il mistero. Potremmo dire che abbiamo il disegno di Dio. A questo mistero la matematica si avvicina, senza penetrarlo."
(Ennio De Giorgi)

domenica 20 settembre 2009

Wedding

"Il segreto della felicità coniugale è racchiuso nelle cose quotidiane, e non in fantasticherie. Consiste nel saper scoprire la gioia intima del ritorno al focolare, dell'incontro affettuoso coi figli; nel lavoro di ogni giorno a cui collabora tutta la famiglia, nel buonumore dinanzi alle difficoltà, che vanno affrontate con spirito sportivo; ed anche nel saper approfittare di tutti i progressi offertici dalla civiltà per rendere la casa accogliente, la vita più semplice, la formazione più efficace. [...]
Non smetto mai di dire, a quanti sono stati chiamati da Dio a formare una famiglia, che si amino sempre, che si amino con l'amore appassionato di quando erano fidanzati. Che povera idea ha del matrimonio - che è un sacramento, un ideale e una vocazione - colui che pensa che l'amore finisce quando iniziano le pene e i contrattempi che la vita porta sempre con sé. E' proprio allora che il legame di affetto si rafforza. La pena delle tribolazioni e delle contrarietà non è capace di spegnere il vero amore: unisce di più il sacrificio generosamente condiviso."
(Josemaría Escrivà, Colloqui)

giovedì 17 settembre 2009

Semplicemente vivere

"And while Cinderella and her prince did live happily ever after... the point, gentlemen, is that they lived."

(from the movie Ever After - A Cinderella story)

lunedì 14 settembre 2009

Primo giorno di scuola

"Ottimo è quel maestro che, poco insegnando, fa nascere nell'alunno una voglia grande di imparare."
(Arturo Graf)

sabato 12 settembre 2009

Per il matrimonio di #5

"Il peso di queste fedi d'oro
- così disse - non è il peso del metallo.
Questo è il peso specifico dell'essere umano,
di ognuno di voi
e di voi due insieme.
Ah, il peso proprio dell'uomo,
il peso specifico d'un essere umano!
Potrebbe essere ancora più gravoso
e insieme - più inafferrabile?
E' questo il peso della gravità costante
legata al nostro breve volo.
Il volo prende forma di spirale, di ellisse - la forma del cuore...
Ah, il peso specifico dell'uomo!
Questa incrinatura, questo groviglio, questo fondo,
questo appigliarsi, quando diviene tanto difficile
distogliere il cuore, il pensiero.
E in mezzo a tutto questo - la libertà,
una libertà, talvolta follia,
la follia di libertà che si impiglia nel groviglio.
E in mezzo a tutto questo - l'amore
che sgorga dalla libertà
come una sorgente dal suolo.
[...]
Così parlò quello strano orefice"


(Karol Wojtyla, La bottega dell'orefice)

mercoledì 9 settembre 2009

Fermati a riflettere!

"Quando la vita comincia a correre più veloce della nostra mente e non abbiamo più il tempo di ragionare prima di agire, è giunto il momento di dirci, o che qualcuno ci dica, «fermati a riflettere». Altrimenti le nostre riflessioni saranno sempre a posteriori, a fatti compiuti, mentre la riflessione - cioè l'esercizio della ragione applicato alla nostra vita - deve stare alla base del nostro agire per individuare, scegliere il meglio per noi."
(Miguel Ángel Martí García, L'intimità)

lunedì 7 settembre 2009

"Come vorrei essere io il dono"

"Regalo, dono, offerta?
Simbolo puro, segno
che voglio darmi a te.
Che dolore, separarmi
da ciò che ti offro,
che ti appartiene
senz'altra meta ormai
che essere tuo, di te,
mentre io resto
sull'altra riva, solo,
ancora così mio.
Come vorrei essere
quello che io ti do
e non chi te lo dà"

(Pedro Salinas)

sabato 5 settembre 2009

Felicità e vita quotidiana

"Se vogliamo essere felici dobbiamo essere realisti. Probabilmente non vinceremo mai alla lotteria né conosceremo l'ammirazione del mondo intero. La nostra vita è così normale che non passeremo alla storia né il nostro nome verrà ricordato nel corso dei secoli. Perciò non dobbiamo puntare lo sguardo sulle cose straordinarie, ma sulla quotidianità, su quel che accade giorno dopo giorno. Su questa linea, santa Teresa affermava che Dio lo si trova tra le pentole [...]"

(Julia Sanz, Soprattutto la felicità, in Fogli n. 323/24)

martedì 1 settembre 2009

Il paradosso della vera amicizia

Amicizia vera tra due persone è quella in cui ognuno dei due si dona all'altro, per aiutarlo ad essere migliore di quanto già non sia e diventando in ciò migliore egli stesso.

"Un paradosso, questo della propria felicità ottenuta cercando la felicità dell'amico? Può darsi, ma la bellezza dell'amicizia è anche questa: imparare a vivere - ad abitare quasi - nel paradosso, senza smettere un istante di stupirsi."
(Alessandro Zaccuri, L'amicizia, in Fogli n. 118/19)

sabato 29 agosto 2009

I ricordi e la strada che è davanti a noi

"Figlio mio, - disse - dietro di noi non lasciamo dei ricordi, ma soltanto cose. I ricordi li portiamo dentro di noi, nel nostro cuore, sono brani della nostra vita e appartengono alla nostra persona e a Dio. Le cose possono essere tutt'al più un richiamo ai nostri ricordi, ma non possono diventare brandelli della nostra persona o della nostra vita. Le cose sono entità morte, e ci tengono attaccati al passato, al tempo che non c'è più; i ricordi invece sono nostri compagni di viaggio, camminano con noi e ci raccontano continuamente l'amore di Dio. Le cose ci fanno camminare con la testa rivolta all'indietro, i ricordi ci spingono a guardare alla strada che è davanti a noi, quella che porta scritto il nostro nome e conduce alla felicità."

(Ferdinando Rancan, In quella casa c'ero anch'io)

L'importante è non vivere sempre e solo di ricordi:

"vivere di ricordi non è un buon segno; è segno di vecchiaia o di poca libertà interiore"
(Ferdinando Rancan, idem)