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sabato 20 novembre 2010

Ascoltare uno sfogo

“A volte le persone hanno bisogno di sfogarsi senza che si dia troppo peso a ciò che stanno dicendo. Sono situazioni da captare al volo, perché ciò che ci si aspetta da noi è la capacità di ascoltare senza interrompere. Ci sono volte in cui nella nostra vita si creano grovigli simili a quelli di un filo di lana quando si sta lavorando a maglia. E questi nodi in cui si vanno intrecciando piccole incomprensioni, sgarbi, indelicatezze, cambi d'umore, noia e stanchezza, a volte erompono in un discorso che sgorga più dal cuore che dalla mente e dove l'impeto di questo fiume di parole va via via placandosi nel suo percorso. Ma se chi ascolta non si è reso conto di ciò che sta avvenendo in chi parla e prende seriamente tutto ciò che dice cercando di controbattere, può causare un vero disastro. Così non solo il groviglio non si sarà dipanato, ma l'interlocutore lo avrà reso ancora più intricato. Chi ha bisogno di sfogarsi per uscire da una situazione che lo soffoca cerca, in chi gli sta di fronte, qualcuno che lo ascolti, lo capisca e che si interessi a ciò che dice: questo è quello che io chiamo effetto boomerang. Ma se l'interlocutore risponde, discute o critica una persona che si sente assillata, ciò non farà che sottoporre i suoi nervi già scossi a una maggiore tensione emotiva. In alcune persone le difficoltà e le contrarietà di ogni giorno sembrano scivolare via senza ripercussioni; invece in altre le sofferenze sembrano depositarsi nell'anima in tutta la loro portata, fino al momento in cui questo peso si fa insostenibile e anche affrontare la vita di tutti i giorni diventa difficile. E' allora che svuotano il sacco con qualcuno la cui disponibilità le aiuterà a fare un falò di tutte queste spine che le trafiggevano e che da sole non riuscivano a togliere.”

(Miguel Ángel Martí García, L’intimità)

domenica 11 ottobre 2009

Un buon confidente

"Un'altra qualità che non dovrebbe mai mancare in un buon confidente è la disposizione d'animo ad ascoltare per capire e non per curiosare nella vita altrui. E' un cattivo confidente colui che, approfittando della fiducia del suo interlocutore, lo ascolta solo per assecondare il desiderio malsano di spiare la sua intimità. L'atteggiamento giusto con cui dovremmo predisporci a ricevere una confidenza è piuttosto quello di ascoltare con l'intenzione di «farci carico», capire ciò che una persona ci sta raccontando per poterla così consigliare, consolare, per farle animo o rallegrarci insieme a lei. Al buon confidente non interessano tanto i fatti quanto le ripercussioni che questi fatti hanno avuto sulla persona che sta parlando. Il buon confidente si preoccupa più per la persona che per le cose che le sono accadute; queste ultime sono passeggere, mentre ciò che resta è l'intimità dell'amico. Ed è un buon confidente anche colui che lascia parlare [...]. E' colui che lascia briglia sciolta a chi sente la necessità di sfogarsi, che non interrompe a meno che non lo ritenga indispensabile, che accetta di essere spettatore e di lasciare all'altro il ruolo di protagonista. Che, infine, dimostra la sua partecipazione attraverso il silenzio, lo sguardo attento, un piccolo cenno del capo e che tutt'al più fa una domanda se non ha capito fino in fondo."

(Miguel Ángel Martí García, L'intimità)

mercoledì 9 settembre 2009

Fermati a riflettere!

"Quando la vita comincia a correre più veloce della nostra mente e non abbiamo più il tempo di ragionare prima di agire, è giunto il momento di dirci, o che qualcuno ci dica, «fermati a riflettere». Altrimenti le nostre riflessioni saranno sempre a posteriori, a fatti compiuti, mentre la riflessione - cioè l'esercizio della ragione applicato alla nostra vita - deve stare alla base del nostro agire per individuare, scegliere il meglio per noi."
(Miguel Ángel Martí García, L'intimità)