sabato 15 ottobre 2011

15 ottobre 2011 - Duc in altum :)


“Gli ostacoli sono fatti per essere superati. L’amore, colorato inizialmente da una perfezione illusoria, dovuta al desiderio e all’immaginazione, non potrebbe durare senza l’intervento della volontà. Non la volontà nuda, come in un atto puramente morale, ma la concentrazione di tutto l’essere intorno a una esigenza di fedeltà. Cito molto spesso una frase di Bismarck [...], in una lettera alla sua giovane sposa, che, timida creatura, non lo aveva accompagnato in tutte le vicissitudini della sua brillante carriera. Ella gli aveva scritto: ‘Ti dimenticherai di me, piccola provinciale, tra le tue principesse e ambasciatrici’. Bismarck le rispose: ‘Dimentichi che ti ho sposato per amarti?’ [...] Non semplicemente ‘perché ti amavo’, ma ‘per amarti’. Il che significa gettare l’ancora nel futuro.”
(Gustave Thibon)



sabato 24 settembre 2011

Mamma e manager

“[...] abbiamo intervistato una donna che certamente ha le carte in regola per parlare del conflitto famiglia – lavoro, se di conflitto si può parlare.

Classe 1960, nazionalità francese, bionda, occhi azzurri, fasciata in un elegante abito di pizzo bianco Clara Lejeune è amministratore delegato unico e presidente della General Electrice France un’azienda che conta 10mila dipendenti, sposata con Hervè Gaymard, ex ministro dell’economia francese, e  madre di nove figli di età compresa tra 4 e 18 anni. «Ma come fa a far tutto?» è una domanda che le rivolgono molto spesso.

«A dire il vero me lo chiede spesso proprio mio marito – risponde divertita – ma non credo di avere un trucco da svelare. Semplicemente ad un certo punto ho abbandonato l’idea di dover fare tutto in modo perfetto e ho capito che l’importante è esserci. Amo mio marito e amo i miei ragazzi, cerco di fare quello che posso, non sempre ci riesco, ci sono giornate in cui tutto fila liscio e altre che sono un disastro, in quel caso semplicemente mi scuso, non sono una super mamma e i ragazzi lo capiscono. Sul lavoro ho imparato a delegare, se ho un appuntamento importante in famiglia esco prima. Non c’è riunione d’emergenza che tenga, non c’è invito di manager, politici e imprenditori importanti che mi trattenga, semplicemente esco. Certo mi sono giocata delle opportunità, ma la mia famiglia viene prima e questo non ha penalizzato in maniera determinante la mia carriera».

Clara Gaymard dice tutto questo con la naturalezza di chi vive una dimensione di normalità simile a tante altre e intuisce che per chi ascolta non sia così «Noi donne abbiamo la tendenza a voler far tutto, tutto per noi e tutto per i nostri figli. Io mi sono aiutata con poche semplici regole, una è questa: niente cene fuori. Sono i momenti più belli in cui siamo tutti insieme attorno allo stesso tavolo e non me ne priverei mai. Non accetto inviti fuori, non esistono cene di lavoro. Se decidiamo di vedere degli amici li invitiamo a casa oppure andiamo noi da loro, tutti e undici naturalmente. Anche i ragazzi hanno una regola: possono svolgere un’attività extrascolastica e che sia raggiungibile a piedi da casa, non posso accompagnarli tutti e nove a canto, pallavolo, musica, pattinaggio. Per qualcuno questa può essere una scelta penalizzante, io invece cerco di far scegliere ai miei figli quello che li appassiona davvero: una cosa, oltre la scuola, è sufficiente».

Quindi conciliare carriera e famiglia è possibile?
«Mi dispiace che si parli di conciliare. Noi donne siamo innanzitutto madri, questo non significa che se c’è la possibilità, non dobbiamo lavorare. Per me è importante che ogni donna abbia la possibilità di scegliere, che se desidera stare accanto ai figli lo possa fare, che se torna al lavoro non venga relegata a fare fotocopie, vorrei che ogni madre potesse vivere la gravidanza, ma anche la propria maternità nel modo più sereno possibile. La mia vita è complicata, ma mi chiedo “chi non ha una vita complicata?” anche con due figli è complesso, anche stando a casa a curare i figli ci sono le difficoltà. Ecco io dico che una donna dovrebbe poter scegliere serenamente, perché la serenità nella scelta sarà poi la forza di affrontare le difficoltà. Sento tante madri che si lamentano anche per cose piccole, io mi sforzo e cerco di non farlo. Mi dico “I miei figli hanno diritto ad avere una madre contenta”. Per questo il mio dovere è fare il meglio, il resto lo affido serenamente a Dio».

Nello sguardo sicuro di Clara Gaymard sembrano fondersi la serenità e l’umiltà di suo padre Jérôme Lejeune (1926 -1994),  medico, ricercatore e scopritore della sindrome di Down, Lejeune fu il primo grande oppositore delle pratiche eugenetiche e accanito difensore della dignità della vita. Grande amico di Giovanni Paolo II, fu il primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e nel 2007 è iniziato il processo per la sua beatificazione.

«Ho avuto la fortuna, o forse sarebbe meglio dire la grazia di essere sua figlia, di vivere con lui. Un medico e un ricercatore, che però riusciva sempre ad ascoltarci. Aveva poco tempo, ma ogni giorno veniva a casa per pranzare insieme e allora era tutto per noi bambini, ci ascoltava e stava con noi. Il pranzo era anche il momento in cui papà raccontava quello che faceva sul lavoro. Ancora ricordo di quando ci descrisse questi bambini, con il viso un po’ cicciottello, dallo sguardo particolare, ci raccontava che nessuno li voleva, e che i genitori si vergognavano e lui diceva “Io voglio aiutare questi bambini, sono bellissimi”. Era felice di fare questo. Io non sono un medico, sono diversa in tante cose da mio padre, ma nel cuore ho la stessa felicità».

«La vita è felicità» è anche il libro scritto da Clara Gaymard ed uscito in Francia nella quale racconta la sua vita e quella di suo padre. Il segreto per la felicità dunque non è riuscire a fare tutto?
«Ci sono cose importanti, e altre urgenti. E molte cose urgenti non sono importanti. Quelle importanti, poi, spesso non possono essere risolte rapidamente, perciò, non vanno fissate come urgenti. La serenità è prenderne atto e fare al meglio quello che si può fare, la felicità è sapere che c’è qualcuno che, per fortuna, ha progetti diversi e più grandi dei nostri».”


mercoledì 14 settembre 2011

Che cosa fai?


“Durante il Medioevo, un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario, come si usava a quei tempi.
Dopo alcuni giorni di cammino, si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero spalancavano la bocca grigia tante cave di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.
Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente.
«Che cosa fai?», chiese il pellegrino.
«Non lo vedi?» rispose l'uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. «Mi sto ammazzando di fatica».
Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino.
S'imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato.
«Che cosa fai?», chiese anche a lui, il pellegrino.
«Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini», rispose l'uomo.
In silenzio, il pellegrino riprese a camminare.
Giunse quasi in cima alla collina. Là c'era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità.
«Che cosa fai?», chiese il pellegrino.
«Non lo vedi?», rispose l'uomo, sorridendo con fierezza. «Sto costruendo una cattedrale».
E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.”

(Bruno Ferrero, Il pellegrino e i tre spaccapietre)

lunedì 12 settembre 2011

Primo giorno di scuola



“L’opera del maestro
non deve consistere
nel riempire un sacco,
ma nell’accendere
una fiamma”

(Plutarco)

mercoledì 31 agosto 2011

Desiderio e verità

“Il desiderio e le passioni contengono verità profonde su chi noi siamo e sui nostri bisogni. Soffocarli non farebbe altro che ucciderci spiritualmente, oppure, un giorno o l’altro, farci perdere la testa. Dobbiamo educare i nostri desideri, aprire gli occhi su quello che è il loro oggetto reale, liberarli dai piaceri meschini. Dobbiamo desiderare più in profondità e con maggior limpidezza.”

(Timothy Radcliffe)

sabato 27 agosto 2011

Oltre i propri limiti... ‘verso la zona del pericolo’

“L’amore è l’unica forza sufficientemente impetuosa da obbligarci a lasciare il confortevole rifugio del nostro individualismo ben difeso, a uscire dal guscio inespugnabile della nostra autosufficienza, e farci uscire carponi a volto scoperto verso la zona del pericolo, il crogiolo dove l’individualità si purifica e diventa persona.”

(Mark Patrick Hederman)

“Colui che ama deve di conseguenza attraversare quella frontiera che lo confinava nelle proprie limitazioni. Per questo si dice dell’amore che scioglie il cuore: ciò che è sciolto non è più confinato nei propri limiti, al contrario di quel che si verifica con la durezza di cuore.”

(Tommaso d’Aquino)

mercoledì 24 agosto 2011

Non amare? Mmm...

“Amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili. Qualunque sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari anche a spezzarsi. Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a nessuno, nemmeno a un animale. Proteggetelo avvolgendolo con cura in passatempi e piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo con il lucchetto nello scrigno, o nella bara, del vostro egoismo. Ma in quello scrigno - al sicuro, nel buio, immobile, sotto vuoto - esso cambierà: non si spezzerà, diventerà infrangibile, impenetrabile, irredimibile. L’alternativa al rischio di una tragedia è la dannazione. L’unico posto, oltre al cielo, dove potrete stare perfettamente al sicuro da tutti i pericoli e i turbamenti dell’amore è l’inferno.”
 
(Clive Staples Lewis)

giovedì 21 luglio 2011

Vita viva

“Non c'è niente di più bello che condividere con una persona la propria vita. Però bisogna prima averne una. Una vita viva.”

(????)

martedì 28 giugno 2011

Perché tu mi piaci



Mardegan - De Muro - Dal Corso
Bronzo al festival di Cannes


giovedì 23 giugno 2011

La strada per la felicità?

“Non esiste
la strada
per la
felicità...
la STRADA
è la FELICITA’!”

(dP)

martedì 21 giugno 2011

If I never knew you

“Se tu non ci fossi
se non fossi qui con me
non avrei capito mai
quanto preziosa sia
questa vita insieme a te
non avrei pensato mai
che è nascosto dentro te
ciò che mancava a me
e se al mondo va così
regnan le bugie
guardo nei tuoi occhi e c'è
verità
sincerità
ed io ti devo molto
mi hai insegnato a vivere
a capire
che l'amore sei tu.

Se tu non ci fossi
a dar luce agli occhi miei
io davvero non vedrei
che buio intorno a me
anch'io ti devo molto
mi hai insegnato a vivere
a capire
che l'amore sei tu.

Sognavo un grande amore libero
che illuminasse il mondo intero
non conoscevo l'odio e quanto può far male
ma perché ci nascondiamo per volare
se nemmeno l'odio ci potrà fermare.

Se tu non ci fossi
e sarà quel che sarà
se non fossi accanto a me
ma comunque vada io
non avrei saputo mai
sarò sempre accanto a te
la vita che cos'è
finché vivrò

Sognavo un grande amore libero
tanto da illuminare il cielo
sognavo un grande amore libero
che illuminasse il mondo intero
e nemmeno l'odio mai lo fermerà.

Se tu non ci fossi
questo grande amore
non avrei capito mai
questa vita mia
quanto immenso sia
questo mondo
se non fossi qui
tu.”

(Massimo Di Cataldo & Manù, Se tu non ci fossi,
dal film d'animazione Pocahontas)

giovedì 16 giugno 2011

Verità e libertà

“Ricordate che ‘la verità vi farà liberi’ e non ‘la libertà vi farà veri’.”

(????)


domenica 5 giugno 2011

Rallentare

“...La prima volta che dividi il tuo tè con un balfì, sei uno straniero.
La seconda volta, sei un ospite onorato.
La terza, diventi parte della famiglia.”
“...Haji Alì mi insegnò a condividere tre tazze di tè, a rallentare, a considerare la costruzione di rapporti importante quanto quella di edifici. Mi insegnò che avevo più da imparare dalle persone con cui lavoravo, di quanto potessi mai sperare di insegnare loro.”


(Greg Mortenson, Tre tazze di tè)

giovedì 5 maggio 2011

Quelli che fanno passare la luce..

“Una maestra di una scuola materna aveva portato la sua classe a visitare
una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate luminose.
Ritornati dalla visita, il parroco domandò ai bambini:
«Sapete chi sono i santi?»
Un bambino rispose:
«Sì, sono quelli che fanno passare la luce!»”

(Pensieri del Gufo)


domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua!

“«Perché risorgo, padre?
Perché il tuo nome è stato
il mio pane quotidiano.
Ogni giorno Tu mi hai dato
da mangiare e da bere
come il migliore dei padri.
Tu mi hai nutrito
del tuo vero nome.
Era inutile
parlare agli altri
del sommo amore per il divino:
perciò sono gonfio
di parole e di esempi,
sono diventato un’offerta,
un’offerta viva,
viva e morta,
Signore,
ma non tanto morta
da non poter sollevare
le pietra del sepolcro,
perché nel tuo nome,
Dio,
si può tutto,
si può nascere e morire,
e trionfare nel mondo.
[…]»”

(Alda Merini, Poema della croce)


venerdì 22 aprile 2011

Vero Dio e Vero Uomo

“[...] dopo pochi passi, si sentì penetrare da un’angoscia, una tristezza, una paura, un’afflizione così amare e acerbe, che d’improvviso si rivolse ai tre Apostoli con quelle parole accorate che tradivano l’animo oppresso: La mia anima è triste fino alla morte.
Una mole immensa di sofferenza si abbatteva sul corpo sensibile e delicato del Salvatore. Se ne sentiva già sovrastato, e quasi soverchiato: il tradimento, la consegna agli spietati nemici, l’incarcerazione, le false accuse, le bestemmie, la flagellazione, le spine, i chiodi, la croce e i terribili supplizi prolungati per ore.
L’angosciava inoltre il pensiero dei discepoli atterriti, dei giudei perduti, della morte disperata del suo stesso perfido traditore e l’indicibile strazio dell’amatissima Madre. Questa tempesta di dolori, che gli piombavano addosso tutti in una volta, inondava il suo tenerissimo cuore come un oceano in piena.
Forse qualcuno troverà strano che il nostro Salvatore - essendo vero Dio, eguale al Padre onnipotente - abbia potuto provare tristezza, angoscia e dolore. Certo, non avrebbe potuto soffrire tutto ciò se, essendo Dio, non fosse stato, esattamente allo stesso modo, anche uomo.”

(Tommaso Moro, Nell’orto degli ulivi)


venerdì 15 aprile 2011

Un non so che di cosmico

“Il ciclo mestruale ha, come sua prima fase, lo sviluppo del follicolo e in esso della cellula uovo, come per il primo quarto lunare o della luna crescente.

E’ il tempo del risveglio, del rifiorire primaverile della natura orientata verso l’estate, che sarà il tempo della messe, della fruttificazione.
La donna in questa fase viene inondata da una carica, da un tasso sempre più alto di ormoni estrogeni e di androgeni che modificano in senso positivo tutto il suo corpo; come la terra per le piogge primaverili è più ricca, più gonfia di acqua così il corpo e la psiche della donna vengono profondamente rinnovati.

La donna si sente interiormente rifatta, progressivamente sempre più carica di energia dinamica, espansiva, rivolta all’esterno. Fatta padrona di sé si sente capace e pronta a produrre, a costruire nuovi e più profondi progetti di vita di relazione. Essendo più comprensiva, più tollerante, più ricettiva, più materna, più disponibile ai bisogni altrui, sente anche maggiormente il bisogno di incontrarsi con chi gli è opposto, complementare; [...] per costruire insieme una pienezza di essere e di vita.
A ben guardare tutte queste manifestazioni comportamentali della soggettività della donna, evidenziabili come forme tipiche di questa fase del suo ciclo mestruale, sono predisponenti ad un agire intimo, pieno di slanci di oblatività capaci di aprirsi [...] all’evento di una possibile nuova vita nascente.

Quando si è raggiunto questo acme ormonale, lo splendore solare, energetico della femminilità, si compiono le condizioni biologiche favorenti il possibile realizzarsi del miracolo della vita.
[...]

Concluso l’attimo di tempo che l’ovulo concede alla fertilizzazione, meno di un giorno, la donna entra in una successiva fase di transizione, di attesa. Sotto un certo aspetto è opportuno questo stato d’animo di rallentamento di attività, in quanto, qualora si fosse realizzato un concepimento, si tratterebbe di spostare il centro di interessi vitali su questa nuova realtà.
[...]
Ma, come più spesso accade, il miracolo della vita non si compie e il progesterone, ormone protettore della vita, è portato ad arrendersi e trasformarsi in un’azione di regressione e a dar luogo, con un nuovo ciclo mestruale, alla mestruazione.

Questa fase corrisponde a quella della luna calante, del progressivo venir meno della luce per raggiungere l’oscurità o, se si vuole, l’autunno che gradualmente si sfoglia, si contrae per irrigidirsi nel freddo dell’inverno.
La donna si intristisce, abbandona le sue attese, le sue speranze, i suoi progetti, rallenta i suoi ritmi vitali, perde l’aspetto luminoso e ogni slancio verso l’esterno, si fa sempre più introversa, si lascia andare alla ricerca dei suoi bisogni più personali e quanto più si avvicina al mestruo si sente sempre più nervosa, irritabile, intollerante, litigiosa fino a raggiungere lo stato culminante nel mestruo.

La fase del buio, della notte, della stagione sfavorevole corrisponde al momento del flusso mestruale, che segna la fine del mese e l’inizio di quello successivo.
Il tempo del flusso mestruale, della perdita sanguigna, conseguenza dello scollamento della mucosa uterina, viene immaginato e paragonato al pianto dell’utero deluso e amareggiato per il mancato concepimento, che è il fine biologico a cui tende il ciclo mestruale.

Ma appunto perché la natura non ha realizzato il suo intrinseco scopo, preso atto, con dolore, del fallimento avvenuto, ben presto riparte, con rinnovata speranza, per un nuovo tentativo.

Mentre il sangue bagna ancora la donna, come d’inverno sotto la neve, la terra del suo apparato generativo è in profondità ancora viva e già ricca di nuove cellule germoglianti.”

(Gabriele Bonomi - Cesare Gianatti - Rosaria Marelli,
Il segno dei giorni fertili)


lunedì 21 marzo 2011

Desiderare meglio

Pensavo che forse la soluzione non è desiderare di meno.
Il desiderio è umano, fa parte di noi e proprio per questo non va messo da parte.
Che vita è una vita lacerata tra quello che faccio/devo fare e quello che desidero fare?
Che vita è la vita di chi si sforza continuamente di mettere da parte i propri desideri per fare quello che è bene fare?
Che vita piena invece la vita di chi si comporta bene e lo fa volentieri e sempre più spontaneamente!
Che vita piena la vita di chi si comporta bene e lo fa perché lo desidera!
“Perché lo faccio? Perché lo voglio! Perché mi va!”: il motivo migliore per fare qualcosa.
La soluzione allora non è desiderare di meno, ma desiderare meglio.
Non si tratta di agire contro i propri desideri, ma di indirizzare i propri desideri e coltivarli.
Si tratta di desiderare meglio..

martedì 22 febbraio 2011

Desiderare di meno

“Un uomo d’affari chiese al maestro: «In che modo la spiritualità può aiutare un uomo di mondo come me?».
«Ti può aiutare ad avere di più», rispose il maestro.
«Ma come?», domandò l’altro.
«Insegnandoti a desiderare di meno», concluse il maestro.”

(Anthony De Mello)

domenica 6 febbraio 2011

"Donami il mio domani"

“Mamma
ho sette settimane
ti parlano per ore ed ore
e tu sola nel tuo dolore
mamma
non sto a tergiversare
se ti dico che ti sento
che ridi fuori e muori dentro
mamma
non credere non sia capace
di amarti e già parlarti
con la mia coscienza sottovoce
che cresce...

Donami
dona mani
e amami
donami
il mio domani

Mamma
ho troppa voglia di abbracciarti
le mani tese qui a cercarti
e il tuo respiro addormentarmi
mamma
e quante gite al mare
potremo fare e tu a nuotare
mi insegnerai in un’estate
mamma
no non credere non sia capace
di amarti e già parlarti
la tua coscienza è la mia voce
che cresce
e se tace
rinasce con te

Donami
dona mani
e amami
donami
il mio domani
donami
le tue mani
e chiamami
e amami
nel mio domani

E anche se tu non mi ascolti
e con la legge nei pugni mi allontani
sentirai che c’è
che vivo sempre in te...

Donami
il mio domani
e chiamami
e amami
con le tue mani

No non spegner la mia luce
credi il buio sarà un grido atroce
nella tua vita l'eco di una voce
la mia voce...

Donami
il mio domani
mamma
donami”

(Carisma, Donami)

martedì 1 febbraio 2011

"Riempiti gli occhi di meraviglie"

“[...] E mi diceva anche: «Riempiti gli occhi di meraviglie, vivi come se dovessi cadere morto fra dieci secondi! Guarda il mondo: è più fantastico di qualunque sogno studiato e prodotto dalle più grandi fabbriche. Non chiedere garanzie, non chiedere sicurezza economica, un siffatto animale non è mai esistito; e se ci fosse, sarebbe imparentato col pesante bradipo che se ne sta attaccato alla rovescia al ramo di un albero per tutto il santo giorno, ogni giorno, passando l’intera vita a dormire. [...]»”

(Ray Bradbury, Fahrenheit 451)

venerdì 28 gennaio 2011

Ognuno è per tutti

“Se tutti avessero quattro mele ciascuno
se tutti fossero forti come cavalli
se tutti fossero egualmente inermi in amore
se ognuno avesse le stesse cose
nessuno sarebbe utile a nessuno.

Grazie perché la Tua giustizia è ineguaglianza
quello che ho e quello che non ho
persino quello che non ho a chi dare
è sempre utile a qualcuno
è notte perché poi sia giorno
buio perché splenda una stella
c’è l’ultimo incontro e la prima separazione
preghiamo perché altri non pregano
crediamo perché altri non credono
moriamo per coloro che non vogliono morire
amiamo perché ad altri si è raffreddato il cuore
una lettera avvicina perché un’altra allontana
gli ineguali hanno bisogno gli uni degli altri
è più facile per loro capire che ognuno è per tutti
e cogliere l’insieme.”

(Jan Twardowski)

venerdì 21 gennaio 2011

I Suoi primi passi...

“La cosa più strabiliante non è che l’uomo sia arrivato a camminare sulla Luna, ma che Dio sia sceso a camminare sulla Terra.”
(Neil Armstrong)

“Caro, piccolo Gesù! Ormai ti reggi sulle gambine e tenti di muovere i primi passi. Ogni tanto la Madonna lascia anche a me il privilegio di tenerti per le manine e coccolarti. Ti reggi in piedi traballando e mandando grida di gioia come tutti i bambini che realizzano le loro prime conquiste. Quando, improvvisamente, mi rendo conto di ciò che sto facendo, mi prende un misto di stupore e di paura, che mi lascia come interdetto: il Bambino che tengo per mano è il Creatore del mondo. Io sto aiutando nei suoi primi passi incerti e maldestri Colui che ha fatto i cieli e la terra. Tutta la sapienza e la potenza di Dio è qui nelle mie mani, si lascia reggere e condurre da una povera creatura, debole e impotente, che ha bisogno, essa stessa, di tutto perché da sola non potrebbe nulla, né muoversi, né agire, né pensare; da sola nemmeno esisterebbe. Il Creatore in mano a una creatura! “Colui che è” in mano a “colui che non è”! Gesù mio, com’è possibile? E’ un pensiero che mi emoziona e insieme mi spaventa. Chi poteva immaginare una cosa simile? A tanto è arrivata la “condiscendenza” di Dio verso gli uomini! Il tuo amore per me, Gesù!”

(Ferdinando Rancan, In quella casa c’ero anch’io)

mercoledì 19 gennaio 2011

Spirale

“La spirale è il tentativo di controllare il caos. Ha due direzioni. Dove ci si colloca, alla periferia o al vortice? Cominciare dall'esterno è paura di perdere il controllo; l'avvolgimento è serrarsi, ritirarsi, comprimersi fino a sparire. Cominciare dal centro è affermazione, muoversi verso l'esterno rappresenta il dare e l'abbandonare il controllo; la fiducia, l'energia positiva, la vita stessa.”
(Louise Bourgeois)

sabato 8 gennaio 2011

Lasciare un'impronta

“«La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco [...]. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita.”
(Ray Bradbury, Fahrenheit 451)

venerdì 7 gennaio 2011

La cosa più bella che ho

“Gli amici di sempre,
gli abbracci più lunghi,
la musica, i libri, aprire i regali,
i viaggi lontani che fanno sognare,
i film che ti restano impressi nel cuore,
gli sguardi e quell'attimo prima di un bacio,
le stelle cadenti, il profumo del vento,
[...]
la pioggia d'agosto
e il rumore del mare,
[...]
aiutare qualcuno a sentirsi migliore,
[...]
la vita rimane la cosa più bella che ho..

E da qui
non c'è niente di più naturale
che fermarsi un momento a pensare
che le piccole cose
son quelle più vere
e restano dentro di te
e ti fanno sentire il calore
ed è quella la sola ragione
per guardare in avanti e capire
che in fondo
ti dicono quel che sei.

E’ bello sognare di vivere meglio,
è giusto tentare di farlo sul serio
per non consumare nemmeno un secondo
e sentire che anch’io sono parte del mondo
[...]

E da qui
non c'è niente di più naturale
che fermarsi un momento a pensare
che le piccole cose
son quelle più vere
le vivi, le senti e tu
ogni giorno ti renderai conto
che sei vivo a dispetto del tempo;
quelle cose che hai dentro le avrai al tuo fianco
e non le abbandoni più,
e non le abbandoni più..
dicono chi sei tu.”


(Nek, E da qui)


martedì 4 gennaio 2011

Uno spicchio di cielo

“Ma cosa credete, che non veda il filo spinato, non veda i forni crematori, non veda il dominio della morte? Sì, ma vedo anche uno spicchio di cielo, e in questo spicchio di cielo che ho nel cuore io vedo libertà e bellezza. Non ci credete? Invece è così!”

(Etty Hillesum)

lunedì 3 gennaio 2011

Un nuovo inizio

Cos'è successo dopo la mezzanotte del 31?
Cos'è cambiato?
Nulla.
Siamo sempre gli stessi
e tutto è come prima.
Ma..
è iniziato un nuovo anno
e questo ci dice che è possibile ricominciare.
Qualunque cosa abbiamo fatto o non fatto,
possiamo ricominciare..
BUON ANNO!