"Figlio mio - sembrava dirmi - le cose di Dio si comunicano con le parole, ma si capiscono col cuore; e il cuore più che con le labbra parla con gli occhi. Quando dentro di te Dio ti parla, senti che Egli ti sta guardando, e quando Dio ti guarda, ti dice cose più profonde di ogni parola; il suo sguardo è una luce dolcissima che illumina il cuore e ti fa comprendere ciò che le parole ti fanno soltanto conoscere. Le parole infatti vengono dalla mente, lo sguardo viene dal cuore; ed è nel sorriso degli occhi che puoi leggere le parole del cuore. Gli uomini di questo mondo parlano troppo e contemplano poco, per questo i loro occhi sono tristi, quando non sono addirittura spenti perché è diventato muto il loro cuore. E quando il cuore si spegne, gli occhi si fanno voraci di cose inutili e tristi, diventano finestre spalancate sul vuoto perché non conoscono l'amore. Bambino mio, il Signore ha voluto che io imparassi a tacere perché imparassi a parlare."
(Ferdinando Rancan, In quella casa c'ero anch'io)
In questo brano è Zaccaria a 'parlare con gli occhi', reso muto per non aver creduto, dall'angelo, che avrebbe avuto un figlio dalla moglie Elisabetta, "avanzata negli anni".
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