“Mio caro Asher,
se tieni tra le mani questa lettera, allora sono accadute due cose.
Io sono andato al Vero Mondo e tu hai acconsentito ad assumerti la responsabilità per il futuro della mia collezione d’arte. Il Padrone dell’Universo, nella Sua infinita saggezza, mi ha chiamato a Sé e io accetto il Suo giudizio con fede e umiltà.
Ho chiesto che tu assuma la responsabilità di amministrare la mia collezione d’arte perché non mi fido che lo facciano i miei figli. Non sono cattivi figli, ma non capiscono il vero valore di una collezione simile. Al contrario tu, mio Asher, saprai che cosa farne. Tu sai che tanta bellezza, sebbene nata dall’anima e dalla mente dei gentili, può servire a esaltare il nome e la presenza del Padrone dell’Universo. Sin da quando ti ho fatto visita nel tuo appartamento di Parigi e nella tua casa nel sud della Francia, dove ho visto la tua collezione d’arte appesa alle pareti, sono vissuto nella speranza che forse non esistano due regni, il mondo sacro di Dio e il mondo profano dell’arte dei gentili, ma che anche la grande arte possa esistere per amore del cielo. E’ mio desiderio, nipote mio, che nell’occuparti di queste opere d’arte tu abbia sempre presente il Padrone dell’Universo. Possano queste opere trasformarsi nell’«opera delle Mie mani, a Mia gloria». Mio Asher, ti ringrazio per tutti gli anni in cui ho avuto la benedizione di poter contemplare gioiosamente l’opera delle mani umane. Ti auguro le più grandi creazioni di Dio, la saggezza e il buon cuore, dal momento che ti occupi delle più belle creazioni dell’uomo. [...]. Tuo zio, che ti vuole bene e ha sempre ammirato e amato l’opera delle tue mani.”
se tieni tra le mani questa lettera, allora sono accadute due cose.
Io sono andato al Vero Mondo e tu hai acconsentito ad assumerti la responsabilità per il futuro della mia collezione d’arte. Il Padrone dell’Universo, nella Sua infinita saggezza, mi ha chiamato a Sé e io accetto il Suo giudizio con fede e umiltà.
Ho chiesto che tu assuma la responsabilità di amministrare la mia collezione d’arte perché non mi fido che lo facciano i miei figli. Non sono cattivi figli, ma non capiscono il vero valore di una collezione simile. Al contrario tu, mio Asher, saprai che cosa farne. Tu sai che tanta bellezza, sebbene nata dall’anima e dalla mente dei gentili, può servire a esaltare il nome e la presenza del Padrone dell’Universo. Sin da quando ti ho fatto visita nel tuo appartamento di Parigi e nella tua casa nel sud della Francia, dove ho visto la tua collezione d’arte appesa alle pareti, sono vissuto nella speranza che forse non esistano due regni, il mondo sacro di Dio e il mondo profano dell’arte dei gentili, ma che anche la grande arte possa esistere per amore del cielo. E’ mio desiderio, nipote mio, che nell’occuparti di queste opere d’arte tu abbia sempre presente il Padrone dell’Universo. Possano queste opere trasformarsi nell’«opera delle Mie mani, a Mia gloria». Mio Asher, ti ringrazio per tutti gli anni in cui ho avuto la benedizione di poter contemplare gioiosamente l’opera delle mani umane. Ti auguro le più grandi creazioni di Dio, la saggezza e il buon cuore, dal momento che ti occupi delle più belle creazioni dell’uomo. [...]. Tuo zio, che ti vuole bene e ha sempre ammirato e amato l’opera delle tue mani.”
(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)
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