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venerdì 28 maggio 2010

“Come un canto, come l’arte più grande...”

“Chiusi la porta e guardai la busta. Veniva dall’ufficio del Rebbe.
Mi avvicinai alla scrivania, aprii la busta e ne tolsi la lettera. Era scritta a mano. La calligrafia - yiddish e ebraico in inchiostro nero, un po’ tremolante ma chiara e marcata - attraversava in pendenza il foglio color crema della carta da lettera personale del Rebbe. In alto a destra, la data in ebraico e l’indicazione della lettura settimanale della Torah. E poi il corpo della lettera:

Al mio caro Asher Lev i miei saluti e la mia benedizione:
Tuo padre, possa egli vivere a lungo in salute, ti porterà questa lettera con l’aiuto di Hashem, sia benedetto.
Tu e la tua famiglia occupate molto spesso la mia mente e il mio cuore. Mi vedo davanti agli occhi il tuo volto pallido e stanco e so che cosa sopporta un artista dentro di sé per quanto il suo comportamento sia allegro e alta la sua risata. E tu, caro Asher, sopporti non solo i tormenti della tua arte ma anche il peso delle tue responsabilità verso i ladover. Ti abbiamo ferito, eppure sei legato a noi. «Dovesse anche uccidermi, avrò fede il Lui».
Tutti i saggi sanno che esistono mondi e sfere infinite, e su ogni sfera diecimila creature celesti, esseri senza fine, senza numero, tutti emanati dall’unico atto di creazione. La bocca non può esprimerlo, la mente non può afferrarlo. E tra gli stessi esseri celesti vi sono gradi e categorie senza fine, sempre più alti - e tutti posseggono la saggezza, e tutti riconoscono il loro Creatore. Ma il nostro piccolo mondo, il nostro mondo che soffre, così vicino alla più bassa delle sfere e con la sua mescolanza di bene e male a causa del peccato di Adamo ed Eva - come può il nostro mondo continuare a esistere? Che cosa crea l’armonia tra il mondo superiore e quello inferiore? Questo, mio Asher, è forse l’enigma più difficile.
Asher Lev, i maestri ci dicono che questa armonia è la creazione speciale di individui che si impegnano in certe azioni per amore di quelle stesse azioni. Tali azioni si levano come un canto, come l’arte più grande, a tutte le sfere. E quando gli esseri celesti odono questo canto, accettano gioiosamente il giogo del Regno dei Cieli, ed esclamano all’unisono: Santo! Santo! Santo! - e vi è pace in tutto il creato, pace in tutto Israele, e inizia la fine dell’esilio.
Asher Lev, in nome di mio padre e del padre di mio padre prima di lui, in nome dei santi Rebbe che parlano e agiscono mio tramite ti do la mia benedizione perché tu abbia saggezza e forza.
Possa la redenzione finale giungere presto alle genti di Israele e a tutto il mondo. Amen.

La sua firma.
Rimango seduto nel silenzio della stanzetta, con la luce fioca e l’aria stagnante, e rileggo la lettera. Che cosa crea l’armonia tra il mondo superiore e quello inferiore? ... azioni per amore di quelle stesse azioni ... si levano come un canto, come l’arte più grande...

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

sabato 22 maggio 2010

L'opera delle tue mani

“Mio caro Asher,
se tieni tra le mani questa lettera, allora sono accadute due cose.
Io sono andato al Vero Mondo e tu hai acconsentito ad assumerti la responsabilità per il futuro della mia collezione d’arte. Il Padrone dell’Universo, nella Sua infinita saggezza, mi ha chiamato a Sé e io accetto il Suo giudizio con fede e umiltà.
Ho chiesto che tu assuma la responsabilità di amministrare la mia collezione d’arte perché non mi fido che lo facciano i miei figli. Non sono cattivi figli, ma non capiscono il vero valore di una collezione simile. Al contrario tu, mio Asher, saprai che cosa farne. Tu sai che tanta bellezza, sebbene nata dall’anima e dalla mente dei gentili, può servire a esaltare il nome e la presenza del Padrone dell’Universo. Sin da quando ti ho fatto visita nel tuo appartamento di Parigi e nella tua casa nel sud della Francia, dove ho visto la tua collezione d’arte appesa alle pareti, sono vissuto nella speranza che forse non esistano due regni, il mondo sacro di Dio e il mondo profano dell’arte dei gentili, ma che anche la grande arte possa esistere per amore del cielo. E’ mio desiderio, nipote mio, che nell’occuparti di queste opere d’arte tu abbia sempre presente il Padrone dell’Universo. Possano queste opere trasformarsi nell’«opera delle Mie mani, a Mia gloria». Mio Asher, ti ringrazio per tutti gli anni in cui ho avuto la benedizione di poter contemplare gioiosamente l’opera delle mani umane. Ti auguro le più grandi creazioni di Dio, la saggezza e il buon cuore, dal momento che ti occupi delle più belle creazioni dell’uomo. [...]. Tuo zio, che ti vuole bene e ha sempre ammirato e amato l’opera delle tue mani.”
(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

domenica 17 gennaio 2010

Tutta la felicità della vita

«Il male? Il male?» rispose Pierre. «Noi tutti sappiamo cosa è male per noi.»
«Sì, noi lo sappiamo; ma quel male che conosco tale per me, io non lo posso stabilire in un altro uomo» - ripeté il principe Andrea, animandosi sempre più e desiderando evidentemente di manifestare a Pierre la sua nuova maniera di vedere le cose. Egli parlava in francese. «Je ne connais, dans la vie, que deux maux bien réels: c’est le remords et la malarie. Il n’est de bien que l’absence de ces maux.* Vivere per sé, evitando soltanto questi due mali: ecco la mia saggezza di adesso.»
«E l'amore del prossimo, e l’abnegazione di sé? » cominciò a dire Pierre. «No, io non posso consentire con voi! Limitarsi a vivere in modo da non commettere il male, per non avere a pentirsi, è ben poca cosa. Io vivevo così, vivevo per me e ho sciupato la mia vita. E soltanto ora, quando vivo, o almeno mi sforzo» Pierre si corresse per modestia «di vivere per gli altri, soltanto ora ho compreso tutta la felicità della vita. No, non sono d'accordo con voi, ma anche voi non pensate quello che dite.»

*Io non conosco nella vita che due veri mali: il rimorso e la malattia. E il bene non è che l'assenza di questi mali.

(Lev Tolstoj, Guerra e pace)