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mercoledì 27 ottobre 2010

Difficoltà

“«Sono profondamente dispiaciuto per la tua sofferenza. Un artista che non riesce a esprimere la sua arte è come un chassid che ha perso il suo Rebbe e come un Rebbe, Dio ce ne scampi, che ha perso la chiave del cancello che deve varcare per raggiungere il Padrone dell’Universo. Ma il Rebbe di Brazlav ci ha insegnato che gli ostacoli ci vengono dati per rafforzare il nostro desiderio. Più una cosa è nascosta all’uomo, più egli la desidera, e maggiori sono le possibilità che un giorno egli la scopra. Pregherò affinché presto tu possa superare questi ostacoli».”

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

venerdì 30 luglio 2010

Mondo dorato

“Il sole che filtra dalla finestra ha cambiato angolazione e mi cade sugli occhi. Scruto il suo mondo dorato, vedo le pigre movenze del pulviscolo: minuzzoli di polvere si accendono di sole.”

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

venerdì 28 maggio 2010

“Come un canto, come l’arte più grande...”

“Chiusi la porta e guardai la busta. Veniva dall’ufficio del Rebbe.
Mi avvicinai alla scrivania, aprii la busta e ne tolsi la lettera. Era scritta a mano. La calligrafia - yiddish e ebraico in inchiostro nero, un po’ tremolante ma chiara e marcata - attraversava in pendenza il foglio color crema della carta da lettera personale del Rebbe. In alto a destra, la data in ebraico e l’indicazione della lettura settimanale della Torah. E poi il corpo della lettera:

Al mio caro Asher Lev i miei saluti e la mia benedizione:
Tuo padre, possa egli vivere a lungo in salute, ti porterà questa lettera con l’aiuto di Hashem, sia benedetto.
Tu e la tua famiglia occupate molto spesso la mia mente e il mio cuore. Mi vedo davanti agli occhi il tuo volto pallido e stanco e so che cosa sopporta un artista dentro di sé per quanto il suo comportamento sia allegro e alta la sua risata. E tu, caro Asher, sopporti non solo i tormenti della tua arte ma anche il peso delle tue responsabilità verso i ladover. Ti abbiamo ferito, eppure sei legato a noi. «Dovesse anche uccidermi, avrò fede il Lui».
Tutti i saggi sanno che esistono mondi e sfere infinite, e su ogni sfera diecimila creature celesti, esseri senza fine, senza numero, tutti emanati dall’unico atto di creazione. La bocca non può esprimerlo, la mente non può afferrarlo. E tra gli stessi esseri celesti vi sono gradi e categorie senza fine, sempre più alti - e tutti posseggono la saggezza, e tutti riconoscono il loro Creatore. Ma il nostro piccolo mondo, il nostro mondo che soffre, così vicino alla più bassa delle sfere e con la sua mescolanza di bene e male a causa del peccato di Adamo ed Eva - come può il nostro mondo continuare a esistere? Che cosa crea l’armonia tra il mondo superiore e quello inferiore? Questo, mio Asher, è forse l’enigma più difficile.
Asher Lev, i maestri ci dicono che questa armonia è la creazione speciale di individui che si impegnano in certe azioni per amore di quelle stesse azioni. Tali azioni si levano come un canto, come l’arte più grande, a tutte le sfere. E quando gli esseri celesti odono questo canto, accettano gioiosamente il giogo del Regno dei Cieli, ed esclamano all’unisono: Santo! Santo! Santo! - e vi è pace in tutto il creato, pace in tutto Israele, e inizia la fine dell’esilio.
Asher Lev, in nome di mio padre e del padre di mio padre prima di lui, in nome dei santi Rebbe che parlano e agiscono mio tramite ti do la mia benedizione perché tu abbia saggezza e forza.
Possa la redenzione finale giungere presto alle genti di Israele e a tutto il mondo. Amen.

La sua firma.
Rimango seduto nel silenzio della stanzetta, con la luce fioca e l’aria stagnante, e rileggo la lettera. Che cosa crea l’armonia tra il mondo superiore e quello inferiore? ... azioni per amore di quelle stesse azioni ... si levano come un canto, come l’arte più grande...

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

sabato 22 maggio 2010

L'opera delle tue mani

“Mio caro Asher,
se tieni tra le mani questa lettera, allora sono accadute due cose.
Io sono andato al Vero Mondo e tu hai acconsentito ad assumerti la responsabilità per il futuro della mia collezione d’arte. Il Padrone dell’Universo, nella Sua infinita saggezza, mi ha chiamato a Sé e io accetto il Suo giudizio con fede e umiltà.
Ho chiesto che tu assuma la responsabilità di amministrare la mia collezione d’arte perché non mi fido che lo facciano i miei figli. Non sono cattivi figli, ma non capiscono il vero valore di una collezione simile. Al contrario tu, mio Asher, saprai che cosa farne. Tu sai che tanta bellezza, sebbene nata dall’anima e dalla mente dei gentili, può servire a esaltare il nome e la presenza del Padrone dell’Universo. Sin da quando ti ho fatto visita nel tuo appartamento di Parigi e nella tua casa nel sud della Francia, dove ho visto la tua collezione d’arte appesa alle pareti, sono vissuto nella speranza che forse non esistano due regni, il mondo sacro di Dio e il mondo profano dell’arte dei gentili, ma che anche la grande arte possa esistere per amore del cielo. E’ mio desiderio, nipote mio, che nell’occuparti di queste opere d’arte tu abbia sempre presente il Padrone dell’Universo. Possano queste opere trasformarsi nell’«opera delle Mie mani, a Mia gloria». Mio Asher, ti ringrazio per tutti gli anni in cui ho avuto la benedizione di poter contemplare gioiosamente l’opera delle mani umane. Ti auguro le più grandi creazioni di Dio, la saggezza e il buon cuore, dal momento che ti occupi delle più belle creazioni dell’uomo. [...]. Tuo zio, che ti vuole bene e ha sempre ammirato e amato l’opera delle tue mani.”
(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

giovedì 8 aprile 2010

Lavoro e Creazione

“«Il nostro lavoro non ha mai fine. Non ci è dato di completarlo. Chi riesce a completare il proprio lavoro? E’ così che va il mondo, Asher. Solo il Padrone dell’Universo completò la Sua opera. E ci viene detto che persino il Padrone dell’Universo ha bisogno dell’umanità per completare davvero la Creazione. Senza l’uomo, che cos’è Dio? E senza Dio, che cos’è l’uomo? Tutti hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a completare il lavoro della Creazione, che non è mai veramente compiuto. Tutti. Un artista, un Rebbe, tutti».”

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

mercoledì 10 marzo 2010

Arte

“«Volete dire che un disegno così», estrassi un gessetto arancione dalla scatola che avevo comprato in cartoleria e, con gesti rapidi, disegnai sulla lavagna una rappresentazione infantile di un ariete: zampe sottili e goffe, corpo e testa sproporzionati, corna asimmetriche, «è meno vero e meno reale di un disegno così?». In un’unica linea ininterrotta, disegnai i contorni realistici di un ariete, poi con il gessetto ombreggiai il ventre dando l’illusione della tridimensionalità.
Le scolarette proruppero all’unisono in un «sì».
«E che cosa ne dite di quest’altro ariete». Disegnai un’astrazione lineare dell’ariete, senza ombreggiatura, sottolineando i contorni delle cosce posteriori per enfatizzare la forza e abbellendo la maestosa, alta spirale delle corna. «Quale ariete è più vero?».
Silenzio. Vidi i loro giovani occhi spalancati passare da un disegno all’altro - quello infantile, quello realistico, quello astratto - e vidi anche il sorrisino sul volto di Rocheleh.
«Non sono tre modi diversi di vedere lo stesso oggetto?», dissi. [...]
«[...] L’arte nasce quando una persona che sa disegnare passa da questo», indicai il secondo disegno, «a questo». Indicai il terzo. «Quando si interpreta, quando si guarda il mondo con i propri occhi. C’è arte quando l’oggetto che viene visto si mescola all’interiorità della persona che lo vede. [...]»”

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

domenica 7 marzo 2010

Vedere come Dio (2)

Continua dal post Vedere come Dio..

“Tacque per un istante, poi proseguì. «Una volta dissi queste cose a Jacob Kahn, sia benedetta la sua memoria. Sì, queste stesse parole. E lui disse che anche un artista deve vedere il mondo integro, deve in qualche modo imparare a vedere durante i battiti delle palpebre, deve vedere sin dove nessuno riesce a vedere, deve vedere le connessioni, le commessure, nel mondo. Anche se le connessioni sono orribili e malvagie, l’artista deve imparare a vederle e registrarle. Dissi a Jacob Kahn che anche un Rebbe deve vedere le connessioni, e se un Rebbe vede veramente, se è in grado, attraverso la bontà e la misericordia del Padrone dell’Universo, di vedere come lo stesso Padrone dell’Universo vede, allora vedrà che tutto è buono. [...]»”

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)

giovedì 4 marzo 2010

Vedere come Dio

“«Mio padre, sia benedetta la sua memoria, una volta mi disse a proposito del versetto della Genesi: “Ed egli vide tutto ciò che aveva fatto e vide che era buono” - mio padre una volta disse che il vedere di Dio non è il vedere dell’uomo. L’uomo vede solo tra i battiti delle palpebre. Non sa come è il mondo durante i battiti. Vede il mondo a pezzi, a frammenti. Ma il Padrone dell’Universo vede il mondo intero, integro. Quel mondo è buono. Noi vediamo in modo frammentario, Asher Lev. Possiamo riuscire a vedere come Dio? E’ possibile?».”

(Chaim Potok, Il dono di Asher Lev)