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mercoledì 7 aprile 2010

1 anno e 1 giorno

“[...] è un po’ una canzone che prende in considerazione quello che è successo, facendo delle profonde riflessioni su quello che ogni giorno nella nostra quotidianità pensiamo ci possa catturare, rapire.. cose banali e futili; e poi quando succede qualcosa di più importante viene rivalutato. Probabilmente noi con questo testo abbiamo voluto fare riferimento a questo e alle cose più importanti della vita, perché fanno emergere in noi il nostro senso di unità e allargano le nostre coscienze.”

“Tremano le mani mentre scavano
in cerca di un respiro nascosto,
una voce lontana;
tremano le gambe mentre vagano
lungo le strade che non riconosco più;
vacillano i miei progetti,
crollano le mie certezze,
non riesco a fermare questa voglia di urlare..
dovrò scavare nella mia identità
le fondamenta del prossimo giorno che verrà.

Ora non sento più in me,
quel senso di smarrimento e quel vuoto.
Ora non prego perchè
cerco l'orgoglio di alzarmi e risorgere qui.

Sotto le macerie lascio tutte le incertezze,
lascio le paure e le inutili amarezze,
lascio che il tempo mi porti con sé,
lascio che l'alba risplenda sulla mia città.

Ora non sento più in me,
quel senso di smarrimento e quel vuoto.
Ora non prego perchè,
cerco l'orgoglio di alzarmi e rinascere.

Credo nei sogni e non li lascio andare via,
leggo nei volti la volontà di reagire e combattere.”

(Maxiata, L'Aquila, 6 Aprile)

venerdì 26 febbraio 2010

Vale di più rialzarsi che arrivare in cima

“Forse il segreto è cadere, non far di tutto per evitarlo. Agyness Deyn insegna. Due metri di gambe e venti centimetri di tacchi in sfilata. E patapum, la bella modella dal caschetto nero, un tempo cresta platino, frana sulle passerelle. Succede di continuo, succede più spesso da quando va di moda avere la Tour Eiffel sotto ai piedi al posto di un paio di normali scarpe. Eppure Agyness ha sorriso, si è rialzata, è inciampata di nuovo e alla fine si è levata le sculture tra gli applausi. Perché è così che si fa. Si sbanda e ci si rimette in strada. Si sbaglia e si corregge l’errore. Si frana e si costruisce qualcosa di più forte, reale e duraturo.
Chi molla fa la fine di Alexander Mc Queen che aveva trovato il modo per stare sopra alla propria depressione, disegnare scarpe alte 30 centimetri, identiche alla corazza di un Armadillo. Ma poi, alla prima difficoltà, è franato e non si è più rialzato. Per quanto dolorosa, la morte di una mamma va superata, a 40 anni almeno. Lui non ce l’ha fatta perché deve avere visto le tenebre e nel buio dell’infelicità non si vive bene, anzi non si vive proprio.
Allora il segreto che tutti inseguono non è nel successo e neanche nella ricchezza. Mc Queen aveva entrambe le cose, ma il suo cuore era vuoto. Anche Tom Ford si è sentito così quando ha lasciato Gucci eppure ha cercato un’altra strada e l’ha trovata in un film. Ricchi o poveri, belli o brutti, soli o in coppia, giovani o anziani, una cosa in comune ce l’hanno tutti. Ogni tanto si spegne la luce. Ogni tanto si frana. Una, dieci, sedici volte. E allora scopri che vale di più rialzarsi da terra che arrivare in cima.”
(Anna Savini, La star che cade impara la lezione,
dal quotidiano La Provincia del 17 Febbraio 2010)