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giovedì 29 luglio 2010

Sforzo e soddisfazione

“«Sai, ho pensato tante volte, se noi due avessimo dovuto passare la vita in una casupola da minatori, con la sola camera da letto e la cucina, avremmo quadrato alla perfezione. La gran vita non fa per noi. Sono immensamente felice di poter essere di nuovo la moglie di un lavoratore.»
Lui, mangiando, ascoltava col sorriso, e si sentiva a poco a poco rinfrancare. Lei seguitò, gomiti sul tavolo e mento tra le mani: «Sai, ho pensato a tante cose in questi ultimi giorni. Prima, avevo la mente ostruita, anchilosata. Ma appena ci siamo rimessi d'accordo tutto m'è parso così chiaro. E' solo quando le cose che vogliamo ottenere richiedono da parte nostra un grave sforzo che diventano preziose. Quando ti cadono in grembo non danno soddisfazione. Ricordi ad Aberalaw, quando incontravi tante difficoltà... Adesso, mi pare che tutto ricominci, per noi. E' questa, la vita che ci vuole per noi due. E sono tanto felice!»
«Davvero, Tina? Fa piacere sentirti parlare così.»
Ella lo baciò. «Mai stata in tutta la mia vita più felice che in questo momento.»”
(A.J.Cronin, La cittadella)

giovedì 28 gennaio 2010

“Così la vita sarebbe stata preziosa...”

“E disegnai anche il modo in cui una volta mio padre aveva guardato un uccello steso su un fianco sul bordo del marciapiedi, vicino a casa nostra. Era Sabato e stavamo tornando dalla sinagoga.
«E’ morto, papà?». Avevo sei anni e non osavo guardarlo.
«Sì», lo sentii dire in tono triste e distante.
«Perché è morto?».
«Tutto ciò che vive deve morire».
«Tutto?».
«Sì».
«Anche tu papà? E mamma?».
«Sì».
«E io?».
«Sì», disse. Poi aggiunse, in yiddish: «Ma che questo accada solo dopo che avrai vissuto una vita lunga e buona, mio Asher».
Non riuscivo a capire. Mi sforzai di guardare l’uccello. Tutto ciò che era vivo un giorno sarebbe stato immobile come quell’uccello?
«Perché?» chiesi.
«E’ così che il Ribbono Shel Olom ha creato il Suo mondo, Asher».
«Perché?».
«Così la vita sarebbe stata preziosa, Asher. Qualcosa che è tuo per sempre, non è mai prezioso».”

(Chaim Potok, Il mio nome è Asher Lev)