Visualizzazione post con etichetta lotta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lotta. Mostra tutti i post

martedì 16 aprile 2013

Fedeltà

"La lotta per la fedeltà non consiste tanto nel fingere quando non c'è più niente, quanto nel conservare lo sguardo abbastanza limpido per vedere le ricchezze sempre presenti."

(Fabrice Hadjadj)

sabato 11 dicembre 2010

L'estate dell'amore

“Nell’estate dell’amore realizziamo che il nostro partner non è perfetto come pensavamo e che il rapporto di coppia ha bisogno di cure. Non solo il nostro partner viene da un altro pianeta, ma è un essere umano con i suoi limiti e i suoi errori.
Sorgono così frustrazioni e delusioni; le erbacce devono essere sradicate e le piante hanno bisogno di dosi supplementari di acqua per non avvizzire sotto il sole. Dare e ricevere amore non è più così facile. Scopriamo che non siamo sempre felici e che non sempre ci sentiamo ben disposti. La realtà non è all’altezza delle aspettative.
A questo punto molte coppie cadono preda della disillusione. Non vogliono lavorare per costruire un rapporto sano e irrealisticamente desidererebbero che fosse sempre primavera. Biasimano il loro partner e rinunciano alla lotta. Ciò che non capiscono è che l’amore non è sempre facile; a volte per tenerlo vivo bisogna faticare sotto un sole incandescente. Nella stagione estiva dell’amore, dobbiamo prestare la massima cura alle necessità del nostro partner e, al tempo stesso, chiedere e ottenere l’amore di cui abbiamo bisogno. Nulla di tutto questo avviene automaticamente.”

(John Gray, Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere)

segue..

mercoledì 14 luglio 2010

Speranza e lotta

“Con monotona insistenza si sente ripetere il ritornello piuttosto logoro che “la speranza è l’ultima a morire”, come se la speranza fosse un appiglio per andare avanti senza complicazioni, senza inquietudini di coscienza; o come se fosse un espediente per rimandare sine die la necessaria rettifica di condotta, la lotta per raggiungere mete nobili [...].
Direi che questa è la via per confondere la speranza con la comodità. [...] l’ambizione più alta si riduce a evitare ciò che potrebbe modificare la tranquillità - apparente - di una mediocre esistenza. Quando l’anima è timida, rattrappita, pigra, la creatura si riempie di sottili egoismi e si accontenta che i giorni e gli anni trascorrano sine spe nec metu, senza le aspirazioni che esigono sforzo, senza i sussulti della lotta: ciò che importa è evitare il rischio dei dispiaceri e delle lacrime. Quanto si è lontani dall’ottenere qualcosa se si è perso il desiderio di possederlo, per timore del prezzo da pagare per la sua conquista!
C’è poi l’atteggiamento superficiale di coloro che - [...] - fanno poesia facile sulla speranza. Incapaci di affrontare sinceramente se stessi e di dichiararsi per il bene, riducono la speranza a un miraggio, a un ideale utopistico, alla semplice evasione di fronte alle angosce di una vita difficile. La speranza - la falsa speranza - diviene per costoro una frivola velleità, che non serve a nulla.”

(Josemaría Escrivá, Amici di Dio)


Quanto si è lontani dall’ottenere qualcosa se si è perso il desiderio di possederlo, per timore del prezzo da pagare per la sua conquista!


venerdì 2 aprile 2010

"Ecce Homo"

Pilato era uscito fuori dal Pretorio e con un gesto della mano rivolto alla folla, fece avanzare Gesù gridando: ‘Ecco l’uomo!’. Infatti Gesù non c’era più, non era più lui. Quel rudere barcollante, che a mala pena si reggeva in piedi, era un cencio a brandelli. Una maschera di sangue e di dolore che i soldati hanno voluto arredare con le insegne della regalità! Quel casco di spine a mo’ di corona ficcato nella testa, quello straccio scarlatto sulle spalle scarnificate dai colpi, quella canna fessa infilata tra le mani legate ai polsi con una catena... tutto per incorniciare un volto tumefatto e livido, un povero corpo maciullato e straziato! [...] Mi fermai a guardarlo: di Gesù non restava più niente, se non la sua dignità maestosa e... i suoi occhi! Quello sguardo mi segue ancora. Erano occhi luminosi. Brillavano. Non per la febbre, non per le lacrime. Guardavano la folla senza rancore, senza desiderio di vendetta, senza atteggiamento di giudizio; guardavano come tante volte hanno guardato i malati, i lebbrosi, i poveri, i disgraziati. C’era in quello sguardo forza e severità, ma anche tanta tristezza, tanto dolore, tanta dolcezza! Erano occhi rivolti alla folla, ma guardavano uno a uno quei poveri sciagurati, entravano in ciascuno di loro come un raggio di luce in lotta con le tenebre più fitte.”

(Ferdinando Rancan, In quella casa c’ero anch’io)