giovedì 31 dicembre 2009
martedì 29 dicembre 2009
Avere pazienza
Tutti noi siamo costretti ad aspettare con pazienza. Non solo davanti a qualche sportello, ma anche e soprattutto nella vita. Aspettiamo l’autobus o il treno, il postino o il medico; aspettiamo che ci servano al ristorante, che arrivi la pioggia o il sole, una buona notizia, una telefonata, una parola di conforto. Soprattutto, restiamo in attesa della felicità.
Chi non sa aspettare rischia di fallire uno scopo, va incontro a inutili difficoltà, si lascia sfuggire più di una buona occasione, deve chiedere cento volte scusa per certe azioni affrettate e sconsiderate [...].
Davvero, tutti dobbiamo vivere di pazienza! Pazientare, saper attendere è un inconfondibile segno di maturità. La persona paziente esprime serena padronanza di sé. Sa che ad ogni inizio le cose non rivelano ancora tutte le loro future possibilità di sviluppo, e tanto meno il risultato finale. Per questo non cede facilmente allo sconforto, a dispetto di tutte le incertezze e difficoltà che la vita può presentare. Avanza passo dopo passo, sfrutta ogni residua possibilità, si nutre di moderato ottimismo...
[...]
La pazienza è un’arte, una virtù da apprendere e praticare.”
(Reinhard Abeln)
lunedì 28 dicembre 2009
Un bambino che è Dio...
E’ mai possibile tanta insensibilità di cuore al punto di abituarsi a queste scene? Dio viene nell’umiltà perché ci sia possibile avvicinarlo, perché ci sia possibile corrispondere al suo amore con il nostro amore, perché la nostra libertà si arrenda non più soltanto alla manifestazione della sua potenza, ma anche allo splendore della sua umiltà.
Ineffabile grandezza di un bambino che è Dio! Suo Padre è il Dio che ha fatto i cieli e la terra, eppure Egli è lì, in una mangiatoia, quia non erat eis locus in diversorio, perché non c’era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato.”
venerdì 25 dicembre 2009
S.Natale
(Max Lucado, An Angel’s story – The first Christmas from Heaven’s view)
giovedì 24 dicembre 2009
Holy night
martedì 22 dicembre 2009
Come in una fiaba
lunedì 21 dicembre 2009
Quasi Natale...
Caro Gesù ti scrivo / per chi una casa non ce l'ha / per chi ha lasciato l'Africa lontana / e cerca un po' di solidarietà / per chi non sa riempire questa vita / con l'amore o i fiori del perdono, / per chi crede che sia finita, / per chi ha paura del mondo che c'è / e più non crede nell'uomo.
Gesù, ti prego, ancora! Vieni
a colorare il cielo di ogni giorno,
Caro Gesù ti scrivo / perchè non ne posso più / di quelli che sanno tutto / e in questo tutto non ci sei Tu. / Perchè voglio che ci sia più amore / per quei fratelli che non hanno niente / e che la pace, come il grano al sole, / cresca e poi diventi pane d'oro / di tutta la gente.
Gesù ti prego ancora! Vieni
a illuminare i nostri cuori soli,
a colorare il cielo di ogni giorno
domenica 20 dicembre 2009
Le due sinfonie
La prima notte, dopo aver permesso a Maria e Giuseppe di addormentarsi, il piccolo Gesù si mise a frignare. Come dicono gli antichi cantari, «Maria lo cullò, Giuseppe gli parlò», e Lui si addormentò; ma, come gli antichi cantari non dicono, quasi subito si ridestò e riprese a piangere.
A questo punto l’Angelo entrò in azione: da un magico turibolo che si era portato appresso cavò una nube di suoni approntata da tempo con speciale cura. Era o non era il soprintendente generale dei cori angelici (Troni, Dominazioni e Potestà)? In quella piccola nube aveva distillato la quintessenza dei suoni soprannaturali, a noi ignoti ma - per quei pochi santi che hanno avuto il privilegio di udirli - di una bellezza ed armonia indicibili; ad essi aveva poi unito, con sapiente dosaggio, le misteriose melodie e i contrappunti delle sfere celesti in una serie di accordi soffici e solenni che, per non far torto a nessuno, aveva colto da tutte le galassie e tutti gli spazi siderali.
Fu quindi assai stupito quando il Bimbo, dolcemente avvolto da quel magico involucro, continuò a gnaulare come se nulla fosse.
L’Angelo aveva preparato un’arma di riserva, ma non pensava di doverla utilizzare: un’altra nube, molto più eterea, formata da altissimi pensieri, cognizioni eccelse, concetti trascendenti, un tipo di musica, insomma, a noi del tutto sconosciuta e che per la verità neppure lui conosceva troppo bene dato che, essendo un Angelo cantore, non era del tutto esperto in mistica metafisica. Ma nemmeno quest’onda divina ebbe un qualche effetto.
L’Angelo, a questo punto, ebbe il dubbio che qualcuno - forse il Demonio - avesse scambiato il Bimbo nella mangiatoia e che invece del Figlio di Dio vi giacesse un qualunque figlio d’uomo.
Ma ebbe a ricredersi quando, dal soffitto della grotta, cadde una goccia. Non per terra, ma in una scodella di rame che si trovava là per caso. «Dong!» fece la goccia, e il Bimbo tacque. Poi uno spiffero di vento iniziò a sufolare fra le assi sconnesse della porta e, benché all’Angelo quel suono paresse banale, al Bimbo piacque perché agitò le manine in segno di gioia. Allora la natura della notte, che aveva assistito allibita alle performances dell’Angelo, alimentò i mille suoni che ne abitano il silenzio: il fruscio delle foglie di un gelso, un lontanissimo gracidare di rane, i veloci mordenti di alcuni grilli, il basso continuo di un gufo immalinconito, il respiro di Maria e i sospiri di Giuseppe.
Il Bimbo taceva estasiato. Quelle onde sonore, che all’Angelo parevano così povere, lo facevano scendere nella vertigine di un sonno profondo e pacificato. Con le manine strette, gustò per un attimo ancora quei frammenti di silenzio e suono pregustati sin dall’eternità e poi si addormentò.
L’Angelo volò via arrossendo. Si era infatti accorto di non aver capito l’essenziale della nascita del Figlio, che ora era uomo e totalmente uomo, e per il quale la sua lambiccata e preziosissima sinfonia non valeva una nota sola della sinfonia terrestre, tanto desiderata sin dall’inizio dei tempi.”
venerdì 18 dicembre 2009
:-))
Coda in banca. Attesa...
Coda in posta. Attesa...
Coda in un'altra banca. Attesa...
Non funziona la stampante. Attesa...
Coda di nuovo in posta. Attesa...
Un po' di nervosismo.
Ma poi...
Esco dalla posta.
Sono sotto gli alberi e non mi accorgo di nulla.
Passa una macchina.
Alla luce dei suoi fari mi sembra di vedere come dei coriandoli brillare.
Chissà cos'era...
Due passi.
Cielo aperto.
Qualcosa mi sfiora il viso.
Ecco cos'era...
N E V I C A !!
Come una bambina torno a casa felice...
mercoledì 16 dicembre 2009
Speranza
martedì 15 dicembre 2009
Listening is the key
lunedì 14 dicembre 2009
Ascoltami
concedimi solamente qualche istante.
Accetta quello che vivo, quello che sento,
senza reticenza, senza giudicare.
Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
non bombardarmi di domande, consigli, idee.
Non sentirti obbligato a risolvere le mie difficoltà.
Mancheresti tu di fiducia nelle mie capacità?
Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
Non cercare di distrarmi o di prendermi in giro,
Penserei che tu non comprenda l’importanza
di quello che c’è dentro di me.
Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
non sentirti obbligato ad approvare:
se ho bisogno di raccontarmi
è semplicemente per sfogarmi.
Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
Non interpretare e non cercare di analizzare.
Mi sentirò incompreso e manipolato
E non potrò più comunicare con te.
Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
non interrompere per fare domande.
Non cercare di forzare il mio IO nascosto,
Io so fin dove posso arrivare.
Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
Rispetta i silenzi che mi fanno camminare.
Guardati bene dal frantumarli:
è da essi assai spesso che sono illuminato.
Allora adesso che mi hai ascoltato per bene
ti prego puoi parlare.
Con attenzione e disponibilità
a mia volta, io ti ascolterò.”
domenica 13 dicembre 2009
Verso il Natale
“[...] Il nulla prese forma perché passò tra le mani dell'Amore. Fu un progetto d'amore a trasformare il nulla in creato. Senza amore non c'è alcuna potenza, e Dio è onnipotente perché è onniamante. [...] Ora, questo progetto prevede una gradualità di bene e di bellezza, culminante in quell'essere che porta in sé l'immagine e la somiglianza del Creatore. Il nulla prese forma dall'Amore e culminò nell'essere umano, creato libero e capace di amare. [...]
venerdì 11 dicembre 2009
10 years!!
mercoledì 9 dicembre 2009
martedì 8 dicembre 2009
Attendere
E la solitudine più nera la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più: neppure per un eventuale ospite di passaggio.
Quando pensi, insomma, che per te la musica è finita. E ormai i giochi siano fatti. E nessun'anima viva verrà a bussare alla tua porta. E non ci saranno più né soprassalti di gioia per una buona notizia, né trasalimenti di stupore per una improvvisata. E neppure fremiti di dolore per una tragedia umana: tanto non ti resta più nessuno per il quale tu debba temere.
La vita allora scorre piatta verso un epilogo che non arriva mai, come un nastro magnetico che ha finito troppo presto una canzone, e si srotola interminabile, senza dire più nulla, verso il suo ultimo stacco.
Attendere: ovvero sperimentare il gusto di vivere. Hanno detto addirittura che la santità di una persona si commisura dallo spessore delle sue attese. Forse è vero.
Se è così, bisogna concludere che Maria è la più santa delle creature proprio perché tutta la sua vita appare cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno.
Già il contrassegno iniziale con cui il pennello di Luca la identifica è carico di attese: «Promessa sposa di un uomo della casa di Davide».
Fidanzata, cioè.
A nessuno sfugge a quale messe di speranze e di batticuori faccia allusione quella parola che ogni donna sperimenta come preludio di misteriose tenerezze. Prima ancora che nel Vangelo venga pronunciato il suo nome, di Maria si dice che era fidanzata. Vergine in attesa. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul far della sera, quando, profumato di legni e di vernici, egli sarebbe venuto a parlarle dei suoi sogni.
Ma anche nell'ultimo fotogramma con cui Maria si congeda dalle Scritture essa viene colta dall'obiettivo nell' atteggiamento dell'attesa.
Lì, nel cenacolo, al piano superiore, in compagnia dei discepoli, in attesa dello Spirito. In ascolto del frusciare della sua ala, sul fare del giorno, quando, profumato di unzioni e di santità, egli sarebbe disceso sulla Chiesa per additarle la sua missione di salvezza.
Vergine in attesa, all'inizio.
Madre in attesa, alla fine.
E nell'arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l'altra così divina, cento altre attese struggenti.
L'attesa di lui, per nove lunghissimi mesi. L'attesa di adempimenti legali festeggiati con frustoli di povertà e gaudi di parentele. L'attesa del giorno, l'unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L'attesa dell'ora: l'unica per la quale non avrebbe saputo frenare l'impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L'attesa dell'ultimo rantolo dell'unigenito inchiodato sul legno. L'attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.
Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.”
(don Tonino Bello, Maria, donna dell’attesa)
lunedì 7 dicembre 2009
Una goccia nell'oceano
non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità sulla terra degli uomini.
“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno.”
(Madre Teresa di Calcutta)
domenica 6 dicembre 2009
Il pozzo del filosofo
“Il filosofo camminava a passi stretti, quasi le sue caviglie non osassero distaccarsi più di tanto l’una dall’altra. I tempi in cui, ragazzino, correva a rotta di collo giù per i pendii scavalcando siepi e fossati ad ampie falcate, non erano neppure più un ricordo. Li aveva annientati nella memoria come ogni altra realtà adolescenziale.
La natura - così traboccante di fascino, seduzione ed illusioni - egli l’aveva sterilizzata nella mente per servirsene come alimento per il suo pensiero, cui era avviticchiato come un convolvolo. In tal modo anche il suo corpo si era irrigidito ed ogni suo gesto era divenuto avaro.
Così camminava il filosofo in quella Notte Santa, quando vide un gruppo di pastori che andavano festanti alla grotta e li seguì a distanza. La sua non era curiosità ma inerzia. Già sapeva, il filosofo, dove conduce ogni strada e dove porta ogni passo: al nulla. Ma appunto per questo, a qualunque cosa accadesse egli assisteva; assisteva con quel distacco che egli pensava fosse la sua forza e la conferma del suo pensiero. Tutto è illusione, quaggiù; tuffiamoci dunque in ogni illusione per riemergerne più adamantini nella constatazione del nulla, pensava.
Anche quella volta andò come previsto. C’era una grotta, un bimbo e degli adoratori attratti dall’illusione più crudele per il suo popolo: quella che fosse nato il Messia, il Salvatore. Il filosofo si trattenne per poco sulla scena, tale ne era per lui l’irrealtà e l’assurdo. Si rimise a girovagare nella notte, come era solito fare, per dare un po’ di sollievo ai suoi pensieri.
Guardava il cielo e le sue infinite pupille meditando sulla loro assoluta inutilità, quando un breve passo gli fu fatale. Cadde a testa in giù in un pozzo senza sponde e svenne.
Quando si riebbe, palpandosi la nuca indolenzita, guardò verso l’alto e vide un piccolo cerchio di cielo, quasi una pupilla che lo osservasse assorta. Ebbe allora, fulminea, la percezione della realtà: se dal buco in cui si trovava ora tutto il cielo, per lui, si riduceva a uno spazio così limitato, come poteva aver supposto, quando era in superficie, di vedere altro che uno spazio pur esso limitato?
A volte basta una zuccata per ricondurre sulla retta via.
Il filosofo chiese aiuto. Ma la sua voce era poco più di un esile filo, dal momento che ne aveva fatto un uso molto parco; né le sue braccia avevano più la forza di un tempo, quando si arrampicava sugli alberi per gustarsi qualche fico di frodo. Eppure tutto il suo corpo, ora, reclamava la vita, come un libro a lungo sigillato reclama di essere sfogliato. Adesso che sperimentava nella sua carne quel nulla cui aveva eretto un monumento nel suo spirito, gli pareva un nulla insulso e doloroso, una specie di insetto che in qualche modo lo avesse inglobato in sé. E la recente scoperta che quel nulla altro non era se non una fetta di verità, come il cerchio di stelle sopra di lui non era che una fetta di cielo, e il cielo una fetta di infiniti altri misteri, non consolava più di tanto la sua disperazione. Chi l’avrebbe mai udito e tratto in salvo?
Per fortuna i pozzi non servono solo ai filosofi per rinsavire, ma anche ai comuni mortali per attingere acqua. E così, quando gli cadde in testa il secchio che Giuseppe aveva gettato con foga perché si riempisse celermente, il filosofo cacciò un grido che venne finalmente udito.
E i pastori, nel sentire prima e nel vedere poi qualcuno che scendeva dalle colline a rotta di collo verso la grotta facendo grandi balzi, pensarono: «Questi ragazzi... Quando rinsaviranno mai?».”
(Piero Gribaudi, Fiabe della Notte Santa)
sabato 5 dicembre 2009
Gioia nel cuore
Cena tra amici.
Quattro chiacchiere.
Stelle nel cielo.
Montagne innevate.
Piccole grandi gioie.
E il cuore si riempie...
venerdì 4 dicembre 2009
mercoledì 2 dicembre 2009
Le cose più piccole
Ci ricordiamo degli amici e ci dimentichiamo di noi o viceversa.
Ci guardiamo allo specchio eppure disegniamo spesso un’altra immagine di noi.Passiamo le giornate e non ci accorgiamo, che in ogni piccolo invisibile gesto, diamo più di quanto pensiamo, ed è quel gesto che dà forma alla nostra vera immagine, anche se lo specchio di tutti i giorni ce ne rimanda incessantemente un’altra.
Ogni frammento della nostra vita è una storia da raccontare, che sia un verso o un romanzo epico.
Nessuna bellezza è data dall’altezza.
Nessuna bellezza è data solo da uno specchio.
Nessuna bellezza è data solo da noi stessi.
“Si dà soprattutto quando non ci si accorge di dare…”. E spesso sono le cose più piccole.
La bellezza di quello che siamo è data dall’immagine che dipingiamo giorno dopo giorno sulla tela della vita.
E sono i piccoli momenti in un'intera giornata, una singola parola detta o scritta, i piccoli sguardi, i piccoli gesti…che danno vita all’intero quadro.
Perché…pensiamoci un attimo…se cade una statua di cristallo, essa si frantuma in mille pezzi. Ma se cade il più piccolo frammento di quella statua, esso non si frantuma, ma rimane intero.”
martedì 1 dicembre 2009
Insieme
Il mare.
Una barca.
Un timone.
n remi.
Il timone da solo non basta:
il professore lo manovra,
ma voi ragazzi dovete remare
altrimenti dove si va?
Non ci si muove...
I remi da soli non bastano:
i ragazzi remano,
ma tu professore devi essere guida
altrimenti dove si va?
Chissà dove si può finire...
C'è un tempo per remare
e c'è un tempo per tirare i remi in barca,
godersi nel riposo due chiacchiere al tramonto.
Costa fatica remare,
ma per muoversi è necessario;
soprattutto nelle difficoltà
è importante non mollare
per vincere la tempesta.
Il professore è con voi,
vi guida, vi sostiene e vi incoraggia;
vi incita se serve.
In porto
o ci si arriva insieme o non ci si arriva.
lunedì 30 novembre 2009
Tempo di Avvento
(Max Lucado, An Angel’s story – The first Christmas from Heaven’s view)
domenica 29 novembre 2009
Scegli la gioia o la tristezza?
Appunti di una meditazione sul brano di Vangelo dell’Annunciazione (Lc 1, 26-38):
1. “Rallegrati”
Gesù ci viene incontro innanzitutto per invitarci alla gioia; prima ancora di affidarci un incarico vuole la nostra gioia.
Sono contento di quello che sto vivendo? Cosa mi fa perdere la gioia? Cosa mi fa davvero gioire? Non divertire, gioire! Perché il divertimento è una cosa diversa dalla gioia.
Perché l’uomo di oggi non è contento di quello che vive?
Ecco che l’Avvento diventa un momento per risvegliare la gioia nella nostra vita.
2. “Piena di Grazia” (amata da Dio gratuitamente)
Dio ci vuole bene gratis e così come siamo (anche quando non siamo amabili)!
Quanti dei nostri incontri sono ‘gratis’? Quanto stiamo insieme gratuitamente?
L’Avvento è un momento per riscoprire anche questa dimensione: la gratuità di Dio per noi e la nostra gratuità con gli altri.
3. “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”
L’Avvento è anche spazio per le domande profonde che portiamo dentro.
Qual è la domanda più insistente che ho nel cuore?
Rivolgerla a Dio che ci visita, per evitare di cercare risposte da tante altre parti.
4. “Non temere”
Dio ci è accanto per essere risposta.
Ma anche Lui attende la nostra risposta.
L’Avvento è il tempo della nostra risposta a Dio; è il tempo in cui siamo chiamati a scegliere per la gioia o per la tristezza.
AVVENTO:
- tempo per riscoprire la gioia
- tempo per riscoprire la gratuità (ricevuta e donata/da donare)
- tempo per le domande che abbiamo nel cuore
- tempo in cui Dio si fa accanto a ciascuno per essere risposta
- tempo per la nostra risposta...
Scelgo la gioia o la tristezza?
venerdì 27 novembre 2009
Incontro con i genitori e gli alunni di seconda
Questo post è qui in ricordo di una magica serata: ho il cuore pieno!
Ed è una gioia indescrivibile...
giovedì 26 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
"Mille piccoli atti d'amore"
Per la prima volta Gorge sedeva da pari a pari alla tavola di un bianco; vi si accostò quindi con peritanza e imbarazzo, che subito però dileguarono come nebbia mattutina ai raggi benefici di quella cordialità semplice e schietta.
Quella sì che era una «casa»: e Gorge che non conosceva ancora il significato di quella parola, si accorgeva che un nuovo senso di fede in Dio e di fiducia nella Provvidenza cominciava ad avvolgere il suo cuore di una nube d’oro di speranza e d’amore; i suoi neri e deleteri dubbi di misantropo e d’ateo, la sua atroce disperazione, dileguavano come nebbia mattutina alla luce di quel Vangelo in azione, spirante dai visi affettuosi che lo circondavano, predicato da mille piccoli atti d’amore che, come il bicchier d’acqua offerto in nome di un apostolo, non mancheranno di avere la loro ricompensa.”
lunedì 23 novembre 2009
Meraviglioso
D’un tratto / qualcuno alle mie spalle / forse un angelo / vestito da passante / mi portò via dicendomi / così:
Meraviglioso,
ma come non ti accorgi / di quanto il mondo sia / meraviglioso.
Meraviglioso,
perfino il tuo dolore / potrà apparire poi / meraviglioso.
Ma guarda intorno a te / che doni ti hanno fatto: / ti hanno inventato il mare!
Tu dici non ho niente / Ti sembra niente il sole!
La vita / l’amore.
Meraviglioso [...]
La luce di un mattino / l’abbraccio di un amico / il viso di un bambino.
Meraviglioso / meraviglioso… [...]”
(Negramaro, Meraviglioso)
venerdì 20 novembre 2009
"Ce lo dovremmo sempre ricordare"
(Harriet Beecher Stowe, La capanna dello zio Tom)
lunedì 16 novembre 2009
Ai genitori
Forse non vi obbediranno sempre, ma penso che non mancheranno mai di imitarvi; questo perché è più facile cogliere le virtù che insegnarle: sono contagiose. Vizi e virtù sono contagiosi. Se voglio che mio figlio impari l’umiltà non gli do un libro sull’argomento, cerco di mostrargliela con la mia vita. [...] La cosa migliore che un padre può fare per i suoi figli è amare sua moglie. [...] Mi diceva una ragazza che suo padre un giorno le ha detto: «Spero veramente che un giorno tu possa trovare un ragazzo che ti ami tanto quanto io amo tua madre». Questa frase ha lasciato un segno in quella ragazza: non si accontenterà di una relazione inferiore a quella bellissima che ha visto tra i suoi genitori.”
(da un’intervista a Jason Evert)
La cosa migliore che un padre può fare per i suoi figli è amare sua moglie...
sabato 14 novembre 2009
venerdì 13 novembre 2009
Matrimonio e famiglia
Questi problemi, in quel tempo come ora, esistevano soltanto per quelle persone che nel matrimonio vedono solamente il reciproco piacere dei coniugi, e cioè, solamente un aspetto del matrimonio e non il suo vero essere, che si manifesta nella famiglia.
Questi ragionamenti e i problemi odierni, simili al problema, in qual modo ricavare il più gran piacere da un pranzo, allora come adesso, non esistono per le persone per le quali lo scopo d’un pranzo è il nutrimento, e lo scopo del matrimonio è la famiglia.
Se lo scopo del pranzo è il nutrimento del corpo, colui che mangerà di colpo due pranzi ne avrà, forse, maggior piacere, ma non conseguirà lo scopo, perché lo stomaco non digerisce due pranzi.
Se lo scopo del matrimonio è la famiglia, l’uomo che vorrà avere molte mogli, la donna che vorrà avere molti mariti, forse, ne trarranno molto piacere, ma in nessun caso potranno avere una famiglia.
Tutta la questione, se lo scopo del pranzo sia il nutrimento e lo scopo del matrimonio - la famiglia, si risolve solamente col non mangiare più di quanto lo stomaco può digerire, e nel non avere più mogli e più mariti di quanto è necessario per una famiglia, e cioè, una ed uno. Natascia aveva desiderato un marito, e l’aveva avuto. E il marito le aveva dato una famiglia. E di un altro marito migliore non solo essa non vedeva la necessità, ma poiché tutte le sue forze spirituali erano rivolte allo scopo di servire a quel marito e alla famiglia, non poteva immaginarsi e non vedeva nessun interesse nell’immaginare che cosa sarebbe accaduto in circostanze diverse.”
martedì 10 novembre 2009
La follia dell'amore
(Lev Tolstoj, Guerra e pace)
sabato 7 novembre 2009
Bambino
giovedì 5 novembre 2009
"Tutto ciò con cui la vita lo faceva incontrare"
(Lev Tolstoj, Guerra e pace)
lunedì 2 novembre 2009
Bellezza che 'affiora' dall'interno
sabato 31 ottobre 2009
Cercatore di verità
venerdì 30 ottobre 2009
Due domande
[...]
«Hai trovato la gioia nella tua vita?»
[...]
«La tua vita ha portato gioia agli altri?»”
(dal film Non è mai troppo tardi)
mercoledì 28 ottobre 2009
Avere Dio nel cuore
martedì 27 ottobre 2009
“Quello è il pianoforte su cui suona Dio”
E’ quel che non vidi/
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi... lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne/
C’era tutto/
Ma non c’era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo/
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu/
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me/
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi/
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita/
Se quella tastiera è infinita, allora/
Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio/”
(Alessandro Baricco, Novecento)
lunedì 26 ottobre 2009
Gli amici
domenica 25 ottobre 2009
La famiglia
venerdì 23 ottobre 2009
Se Dio esiste, da dove viene il male?
«Mi scusi professore. Esiste il freddo?»
«Che tipo di questione è mai questa! Certo che esiste! Non hai mai avuto freddo?»
«Infatti signore, il freddo non esiste. In accordo con le leggi della fisica quello che noi chiamiamo freddo in realtà è assenza di calore. Professore, esiste il buio?»
«Certo che esiste!»
«No, sta sbagliando signore. Anche il buio non esiste. Il buio in realtà è assenza di luce. La luce possiamo studiarla, il buio no. Il male non esiste. E' come il buio e il freddo. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che accade quando l'uomo non ha l'amore di Dio nel suo cuore.»
Albert Einstein (1879-1955)
giovedì 22 ottobre 2009
Interiorità e bellezza
CHAGALL, KANDINSKY, MALEVIC
MAESTRI DELL'AVANGUARDIA RUSSA
(Como, Villa Olmo, 4 aprile - 26 luglio 2009)
"Ogni grande epoca ha un suo fine interiore,
dunque una sua bellezza esteriore.
La bellezza consiste nell'esprimere la sua interiorità.
Per questo non bisogna guardare indietro, né valutare
la nuova bellezza con i metri del passato.
Ogni nuova bellezza potrebbe sembrare deforme:
ciò che in essa non ha l'aspetto del passato è brutto. [...]
L'anima cresce, come il corpo, con l'esercizio.
Essa cresce, come il corpo, col movimento.
Il movimento è vita. La vita è movimento.
Ecco, si svela il significato, il senso e lo scopo dell'arte.
Tutta la natura, tutto il mondo, esercitano un'azione sull'anima."
domenica 18 ottobre 2009
Una vera lunga sosta
giovedì 15 ottobre 2009
Arte e vita interiore
CHAGALL, KANDINSKY, MALEVIC
MAESTRI DELL'AVANGUARDIA RUSSA
(Como, Villa Olmo, 4 aprile - 26 luglio 2009)
"Lo spettatore è troppo abituato a cercare un 'senso',
cioè un rapporto esteriore fra le parti del quadro.
La nostra epoca, materialista nella vita e quindi nell'arte,
ha prodotto uno spettatore e specialmente un 'amatore'
che non sa porsi semplicemente di fronte a un quadro
e nel quadro cerca tutto il possibile (l'imitazione della natura,
la natura interpretata dalla psicologia dell'artista,
l'atmosfera immediata, l'anatomia, la prospettiva,
l'atmosfera esteriore) ma non cerca la vita interiore,
non lascia che il quadro agisca su di lui.
Accecato dai mezzi esteriori, non vede che cosa sanno creare,
non si accorge che possono comunicare
non solo cose ma idee e sentimenti."
martedì 13 ottobre 2009
Ouverture
CHAGALL, KANDINSKY, MALEVIC
MAESTRI DELL'AVANGUARDIA RUSSA
(Como, Villa Olmo, 4 aprile - 26 luglio 2009)
domenica 11 ottobre 2009
Un buon confidente
sabato 10 ottobre 2009
Qualcosa farò
venerdì 9 ottobre 2009
Felicità piena
mercoledì 7 ottobre 2009
Un io e un tu
spazio aperto fra un io e un tu
dentro il quale prende posto il mondo.
Tutte le cose del mondo
diventano segno di quella relazione.
Nessuna cosa al mondo
può incrinare quella relazione."
martedì 6 ottobre 2009
Duc in altum
e navigare verso tutti solo per amare..."
(Carisma)
lunedì 5 ottobre 2009
Verità
il desiderio di cercarla ancora, dopo averla trovata."
domenica 4 ottobre 2009
Che fiore(llino) sono?
venerdì 2 ottobre 2009
L'amore e i suoi tempi
ogni giorno cose nuove / dentro al giardino del mio cuore;
non è mai uguale / cambia il vento e arriva il temporale,
non è mai normale / lacrime che un sorriso può asciugare.
Ogni giorno nasce il sole / dentro al giardino dell'amore,
ogni giorno c'è da fare / dentro al giardino del mio cuore;
non è mai uguale / quante spine ed erba da strappare,
non è mai normale / e poi imparare a perdonare.
gira piano come la terra intorno al sole,
gira piano per non far scoppiare il cuore,
piano verso l'eternità...
Ogni giorno annaffio un fiore / dentro al giardino del tuo cuore;
non è mai uguale / e poi seminare e poi aspettare,
non è mai normale / e poi silenzio e poi nuove parole.
...il tempo dell'amore
non ha fretta come la terra intorno al sole,
non ha fretta per non far scoppiare il cuore,
non ha fretta l'eternità..."
(Luca Carboni, Il tempo dell'amore)
giovedì 1 ottobre 2009
L'importanza di un Amico
lunedì 28 settembre 2009
Vita e morte
domenica 27 settembre 2009
"Passo dopo passo"
sabato 26 settembre 2009
Il mistero del dolore umano
venerdì 25 settembre 2009
Dio a me
mercoledì 23 settembre 2009
L'infinito negli occhi di un bambino
martedì 22 settembre 2009
Matematica e poesia
lunedì 21 settembre 2009
Matematica e mistero
domenica 20 settembre 2009
Wedding
giovedì 17 settembre 2009
Semplicemente vivere
lunedì 14 settembre 2009
Primo giorno di scuola
sabato 12 settembre 2009
Per il matrimonio di #5
- così disse - non è il peso del metallo.
Questo è il peso specifico dell'essere umano,
di ognuno di voi
e di voi due insieme.
Ah, il peso proprio dell'uomo,
il peso specifico d'un essere umano!
Potrebbe essere ancora più gravoso
e insieme - più inafferrabile?
E' questo il peso della gravità costante
legata al nostro breve volo.
Il volo prende forma di spirale, di ellisse - la forma del cuore...
Ah, il peso specifico dell'uomo!
Questa incrinatura, questo groviglio, questo fondo,
questo appigliarsi, quando diviene tanto difficile
distogliere il cuore, il pensiero.
E in mezzo a tutto questo - la libertà,
una libertà, talvolta follia,
la follia di libertà che si impiglia nel groviglio.
E in mezzo a tutto questo - l'amore
che sgorga dalla libertà
come una sorgente dal suolo.
[...]
Così parlò quello strano orefice"
mercoledì 9 settembre 2009
Fermati a riflettere!
lunedì 7 settembre 2009
"Come vorrei essere io il dono"
sabato 5 settembre 2009
Felicità e vita quotidiana
martedì 1 settembre 2009
Il paradosso della vera amicizia
"Un paradosso, questo della propria felicità ottenuta cercando la felicità dell'amico? Può darsi, ma la bellezza dell'amicizia è anche questa: imparare a vivere - ad abitare quasi - nel paradosso, senza smettere un istante di stupirsi."